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Via al Bonus Anziani da 2.400€ mentre gli 850€ promessi da INPS si rivelano un Flop

Parte un nuovo bando locale da 2.400 euro per sostenere gli anziani non autosufficienti, ma in Italia il sistema di aiuti per la terza età continua a mostrare luci e ombre.

Da un lato, i Comuni cercano di dare risposte immediate con contributi locali come il Bonus Anziani 2025; dall’altro, la misura nazionale da 850 euro dell’INPS si è rivelata un flop, con appena 2.000 beneficiari su 25.000 attesi.

In mezzo, cresce il dibattito sulla regolarizzazione di colf e badanti: secondo la Filcams Cgil, i bonus dovrebbero essere concessi solo a chi mette in regola chi si prende cura dei propri cari.

Bonus Anziani del Comune di Pisa

Il Comune di Pisa ha approvato la misura denominata Bonus Anziani 2025, con le seguenti caratteristiche:

  • Stanziamento complessivo pari a 460 mila euro per l’anno 2025.
  • Contributo una tantum destinato a persone anziane non autosufficienti residenti nel Comune, fino a un massimo di 2.400 euro per beneficiario.
  • Requisiti principali:
    • avere un’età di almeno 65 anni;
    • un ISEE ordinario in corso di validità non superiore a 25.000 euro;
    • essere disabile in condizione di gravità (ai sensi art. 3 comma 3 L. 104/92) e/o avere invalidità al 100%;
    • non essere ricoverato in modo definitivo in struttura residenziale sanitaria;
    • cittadinanza italiana o UE oppure cittadino extra-UE con permesso di soggiorno valido secondo Reg. (CE) n. 1030/2002.

Acquisti consentiti, scadenza e importo

Il contributo potrà essere utilizzato esclusivamente presso esercizi commerciali convenzionati con il Comune di Pisa per l’acquisto di beni alimentari di prima necessità (escluse bevande alcoliche), prodotti farmaceutici, spese mediche e visite specialistiche.

Le istanze vanno presentate entro le ore 23:59 del 31 dicembre 2025 tramite procedura online del Comune di Pisa con credenziali SPID, CNS o CIE. Potrà essere inviata una sola domanda per nucleo familiare.

L’importo effettivo del contributo sarà determinato a posteriori sulla base del numero di richiedenti ammessi e comunque non potrà superare i 2.400 euro annui.

Misure simili a livello nazionale: c’è la prestazione universale

Il Bonus Anziani promosso dal Comune di Pisa somiglia molto alla Prestazione Universale erogata dall’INPS e rivolta agli anziani non autosufficienti (età minima 80 anni) con bisogni assistenziali gravissimi, ISEE sociosanitario entro i 6.000 euro e titolari dell’indennità di accompagnamento.

La misura prevede una “quota integrativa” fino a 850 euro al mese da spendere per servizi di assistenza domiciliare o colf/badanti regolari.

Tuttavia, secondo quanto riportato da Il Sole 24 Ore di sabato 1 novembre, la platea effettiva dei beneficiari risulta molto più bassa rispetto alle aspettative iniziali: “Rispetto a una platea attesa di 25mila beneficiari per ciascuno dei due anni di “test”, a settembre scorso risultavano pervenute meno di 5mila domande con un tasso di accoglimento del 41%. Tradotto: sono appena 2mila gli over 80 in condizioni ultra critiche che effettivamente stanno beneficiando della misura“.

Un flop, dunque. Questo perché il contributo viene erogato solo dopo che l’anziano ha sostenuto la spesa per assistenza. Quindi, chi richiede il bonus deve anticipare di tasca propria le spese e solo dopo la rendicontazione l’INPS rimborsa i costi. Pertanto, chi non ha liquidità iniziale può trovare difficoltà reali nell’accesso al beneficio.

Il dato, inoltre, mette in evidenza un’altra questione: la scarsa regolarizzazione del lavoro di cura.

La proposta della CIGL per rendere i bonus più efficaci

Proprio sul tema del lavoro domestico si concentra la proposta avanzata da Filcams Cgil, secondo cui l’accesso ai bonus destinati agli anziani dovrebbe essere subordinato alla regolarizzazione di colf e badanti.

L’obiettivo è duplice: contrastare il dilagare del lavoro nero nel settore e garantire maggiore tutela sia agli anziani sia ai lavoratori domestici.

La proposta nasce dal dato allarmante che in molte aree d’Italia — in particolare nel Nord e nel Centro — oltre la metà delle badanti lavora in nero, senza contributi né assicurazioni.

Per il sindacato, collegare i bonus alla regolarità dei contratti sarebbe un modo per favorire l’emersione del lavoro sommerso e rendere realmente efficaci le politiche di sostegno alla non autosufficienza. Come, appunto, la Prestazione Universale.

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