L’esclusione della prima casa dal calcolo dell’ISEE, fino a un valore catastale di 91.500 euro (più 2.500 euro per ogni figlio convivente), è una delle novità più attese della manovra di bilancio 2026.
Una misura che amplia la platea di chi potrà accedere a bonus e agevolazioni, come mense scolastiche, asili nido o tariffe agevolate dei trasporti. Ma se per le famiglie si tratta di una buona notizia, per i Comuni rischia di trasformarsi in un problema serio.
Più famiglie con diritto agli sconti, ma meno entrate per i Comuni
Con la nuova regola, molte famiglie che prima superavano le soglie ISEE, dal 2026 potranno rientrare nelle fasce che danno diritto ad agevolazioni. Questo perché l’esclusione della prima casa dal calcolo dell’indicatore economico genererà un ISEE più basso.
I Comuni dovranno quindi garantire più servizi scontati, perché più famiglie potranno accedervi. Ma con le stesse risorse di bilancio.
Come ha spiegato a La Stampa il vicepresidente vicario dell’Anci piemontese, Steven Palmieri, «Questa è un’ottima novità per i cittadini, ma il testo della manovra non pare tener conto di quanto le nuove fasce Isee incidano sui servizi a tariffa individuale».
Palmieri fa anche un esempio concreto: «Se oggi la platea di chi ha diritto a un aiuto è di 100, domani potrebbe diventare di 130. Con quali risorse, però?»
In molti Comuni, infatti, la spesa corrente — cioè i fondi usati per mantenere i servizi essenziali — è già sotto pressione per via dei tagli degli ultimi anni.
Rischio rincari per asili, mense e Tari
Le nuove fasce ISEE impatteranno direttamente sui servizi comunali a tariffa, come:
- mense scolastiche,
- asili nido,
- trasporti pubblici,
- tassa rifiuti (TARI).
Il sindaco di Collegno (TO), Matteo Cavallone, intervistato da La Stampa, avverte: «Noi per la mensa scolastica abbiamo un costo di oltre 3 milioni, che copriamo fino a due terzi con le tariffe. Con le nuove fasce Isee avremo due opzioni: o trovare i soldi altrove, tagliando i servizi; oppure aumentare le tasse per tutti su asili, mensa e Tari».
L’effetto domino: possibile aumento delle addizionali comunali
Per evitare di tagliare i servizi, molti Comuni potrebbero intervenire sull’unica leva disponibile: l’addizionale comunale IRPEF, la tassa locale che si paga sul reddito da lavoro dipendente.
Questo significa che a pagare il conto della riforma potrebbero essere proprio i lavoratori dipendenti, che vedrebbero un prelievo più alto in busta paga. Gli autonomi, infatti, non versano l’addizionale comunale nello stesso modo, quindi sarebbero in gran parte esclusi da questo aumento.
In pratica, mentre più famiglie avranno accesso ai bonus grazie all’esclusione della prima casa dal calcolo ISEE, i Comuni potrebbero trovarsi costretti a compensare i mancati introiti aumentando le tasse locali, con effetti diretti sui redditi da lavoro.



