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Meno di 50€ a Docenti e ATA, 60mila in più a Brunetta (CNEL): la doppia ‘morale’ del Goverano

Nei giorni in cui oltre 1,2 milioni di lavoratori della scuola apprendono che con il rinnovo del CCNL 2022-2024 dovranno accontentarsi di un aumenti che non arriveranno neppure a 50 euro nette, al CNEL (Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro) il presidente Renato Brunetta ha deciso di alzare il proprio compenso da 250.000 a 310.000 euro l’anno.

Una mossa che non ha riguardato solo il vertice: l’operazione avrebbe comportato 1,5 milioni di euro di aumenti complessivi per i dirigenti e 200.000 euro per lo staff. In totale, circa 1,7 milioni di euro di spesa pubblica aggiuntiva per un organo consultivo spesso criticato per la sua scarsa utilità.

La notizia ha scatenato immediatamente la reazione di una parte dell’opinione pubblica, i diretti interessati (docenti e ATA), che sui social commentano indignati le decisioni prese da Governo e sindacati sul proprio futuro economico e sociale.

La reazione di Meloni e il passo indietro di Brunetta

L’eco delle polemiche è arrivata fino a Palazzo Chigi, dove la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, informata della decisione, ha definito l’aumento dei costi del CNEL “non condivisibile e inopportuno”.

Dopo la presa di posizione di Palazzo Chigi, Brunetta – che è stato anche ex Ministro della Pubblica Amministrazione – ha annunciato la revoca dell’aumento “con effetto immediato”, tentando di spegnere la polemica che rischiava di danneggiare l’immagine di sobrietà del governo.

Nella Legge di Bilancio 2025, niente risorse per i lavoratori pubblici

Tuttavia, mentre Meloni interviene per fermare gli aumenti interni al CNEL, la stessa determinazione non si è vista in Legge di Bilancio 2025 (Legge n. 207/2024).
Dove non è stato previsto alcun incremento delle risorse per gli aumenti dei contratti pubblici 2022-2024, che sono rimasti fermi a 150 euro lordi mensili medi per docenti, personale ATA e impiegati statali. Che non arrivano neppure a 50 euro netti, sottraendo IVC e l’Anticipo Contratto già in erogazione da tempo.
Un segnale chiaro: i sacrifici restano a carico di chi lavora nella scuola e nella pubblica amministrazione.

Il fondo da 500.000 euro per ministri e sottosegretari

A confermare la contraddizione c’è il comma 854 della stessa legge di Bilancio, dove i nostri governanti non si sono fatti scrupoli ad incrementare le prebende.
Il testo prevede che i ministri e i sottosegretari non parlamentari e non residenti a Roma abbiano diritto al rimborso delle spese di trasferta da e per il proprio domicilio.
Per questo, presso la Presidenza del Consiglio è stato istituito un fondo da 500.000 euro annui a decorrere dal 2025.
Mentre ai lavoratori della scuola si chiede “rigore”, chi governa riceve nuovi rimborsi. Un contrasto che mostra chiaramente quali siano le priorità del governo Meloni.

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