È in arrivo una quota una tantum a favore del personale della scuola: nell’ambito dell’ipotesi di CCNL Istruzione e Ricerca 2022‑2024, docenti e ATA riceveranno un pagamento straordinario non computato ai fini stipendiali, quale riconoscimento economico a fronte del rinnovo contrattuale.
Lo prevede il testo ufficiale del rinnovo contrattuale firmato tra ARAN e sindacati il 5 novembre, pubblicato sul sito dell’Agenzia.
La notizia circolava già dallo scorso mese di settembre, quando il Ministero dell’Istruzione fece sapere di aver trovato, da altre partire di bilancio (sostanzialmente risparmi del dicastero), ulteriori risorse, giudicate non sufficienti dai sindacati.
I dettagli della una tantum
Secondo quanto previsto all’art. 16 dell’ipotesi contrattuale, al personale docente e al personale ATA (con contratto a tempo indeterminato oppure a tempo determinato annuale o fino al termine dell’attività didattica) in servizio nell’anno scolastico 2023-24 sarà corrisposto:
- per i docenti: € 111,70.
- per il personale ATA: € 270,70.
Potranno beneficiare dell’emolumento anche i titolari di contratto a tempo determinato (docenti e ATA), a condizione che il rapporto di lavoro sia iniziato entro il 31 dicembre 2023 e che non sia cessato anticipatamente rispetto al termine contrattuale (30 giugno o 31 agosto 2024).
Il personale con rapporto di lavoro a tempo parziale riceverà l’importo in misura proporzionale alla percentuale di part-time.
Va inoltre rilevato che tale “una tantum” non viene computata agli effetti dell’aumento dei nuovi stipendi.
Aumenti e arretrati previsti con il rinnovo
Oltre alla quota una tantum, il rinnovo del CCNL 2022-2024 prevede incrementi stipendiali e il pagamento degli arretrati maturati. In particolare:
- Gli aumenti mensili medi lordi risultano pari a circa € 144 per i docenti e € 105 per il personale ATA, per il triennio 2022-24. Gli importi che saranno concretamente erogati saranno però molto più bassi: per approfondire clicca qui.
- Per specifici profili e anzianità, gli aumenti possono salire fino a circa € 185 mensili lordi per i docenti.
- Per gli arretrati, ad esempio per il personale ATA, vengono indicate cifre lorde da circa € 911 fino a oltre € 2.079, a seconda del profilo e dell’anzianità.
- Per i docenti gli arretrati stimati raggiungono, in alcuni casi, fino a circa € 2.000 lordi.
Implicazioni operative e profili critici
Dal punto di vista operativo, il personale in servizio nell’a.s. 2023-24 deve verificare i requisiti del contratto (tempo indeterminato o tempo determinato annuale/fino al termine dell’attività didattica) e l’eventuale decorrenza del rapporto entro il 31/12/2023 per poter beneficiare della “una tantum”.
Si dovrà inoltre attendere la regolamentazione interna e la liquidazione in busta paga delle somme relative agli arretrati e all’aumento mensile.
Dal punto di vista critico, alcune organizzazioni sindacali — in particolare FLC CGIL, unico sindacato che non ha firmato il CCNL — sottolineano come gli incrementi siano «non sufficienti a coprire neanche un terzo dell’inflazione del triennio» (stimata intorno al 17%) e che la “una tantum” rappresenti un riconoscimento modesto rispetto alle esigenze del personale.
Si profila dunque una biforcazione: da un lato l’ottenimento di somme aggiuntive rispetto al passato; dall’altro, la conferma di una difficoltà nel recupero pieno della perdita del potere d’acquisto.



