Una nuova sentenza della Corte di Cassazione mette fine a una lunga serie di dubbi e contenziosi sul diritto ai buoni pasto per i dipendenti del comparto sanitario turnisti.
Con la decisione n. 25525/2025, pubblicata il 17 settembre 2025, la Suprema Corte ha ribadito che il personale sanitario ha diritto al buono pasto anche quando, a causa dei turni, non può usufruire del servizio mensa. Un principio che, pur riferendosi ai lavoratori delle ASL, può essere applicato anche ad altri dipendenti pubblici con orari analoghi.
Il caso: infermieri turnisti senza mensa all’ASP di Messina
La vicenda nasce dal ricorso di un gruppo di infermieri professionali turnisti dell’Azienda Sanitaria Provinciale di Messina. I lavoratori lamentavano di non poter accedere alla mensa aziendale, prevista solo per il personale non turnista, e chiedevano quindi il riconoscimento dei buoni pasto sostitutivi.
Il Tribunale prima, e la Corte d’Appello poi, avevano dato ragione ai dipendenti: chi lavora oltre sei ore ha diritto a un pasto, anche se non può fermarsi alla mensa per motivi di orario.
Buoni pasto, cosa ha deciso la Corte di Cassazione
La Cassazione – Sezione Lavoro, con la sentenza n. 25525/2025, ha rigettato il ricorso dell’Azienda Sanitaria, confermando il diritto dei turnisti al buono pasto. Secondo i giudici, il ticket non è un “premio economico”, ma una misura di benessere e tutela della salute.
La Corte ha richiamato un orientamento ormai consolidato (Cass. n. 22478/2024, Cass. n. 32113/2022, Cass. n. 5547/2021), sottolineando che il diritto al buono pasto sorge ogniqualvolta il lavoratore presti servizio oltre le sei ore, a prescindere dal carattere turnista o meno della prestazione.
L’impossibilità di accedere al servizio mensa – per esempio durante i turni notturni o continuativi – non fa venir meno il diritto, ma lo trasforma nel buono pasto sostitutivo.
Le conseguenze per le aziende sanitarie
L’Azienda Sanitaria di Messina è stata condannata al rimborso delle somme dovute ai dipendenti, oltre al pagamento di 8.000 euro di spese legali.
Ma il significato della decisione va oltre il singolo caso: le ASL e le altre pubbliche amministrazioni dovranno rivedere le proprie politiche interne, assicurando che nessun turnista resti escluso dai buoni pasto per motivi organizzativi.



