Circa 2.000 lavoratori del settore sanitario pubblico, tra infermieri e OSS, si trovano coinvolti in una situazione definita “gravissima” dai sindacati: le buste paga di novembre, dicembre e la tredicesima rischiano di arrivare più basse del previsto a causa di richieste di restituzione di somme già percepite per straordinari.
La misura, adottata da alcune aziende sanitarie, ha creato forte disorientamento tra i lavoratori e negli uffici paghe.
La situazione nelle aziende sanitarie venete
Si tratta, nello specifico, di strutture sanitarie del Veneto, tra cui Ulss 5 Polesana, Azienda Ospedaliera di Padova, Ulss 6 Euganea e l’Istituto Oncologico Veneto (IOV).
A seguito della Risposta numero 272/2025 dell’Agenzia delle Entrate, le aziende hanno avviato ricalcoli sugli straordinari degli ultimi mesi, chiedendo a infermieri, tecnici sanitari, operatori socio-sanitari e altri profili di restituire importi che possono arrivare fino a 1.500 euro.
Il problema è stato messo in luce anche da Cisl Fp Nazionale, che sui propri social scrive:

Secondo Cisl Fp Padova-Rovigo, si tratta di un’interpretazione errata e contraddittoria, che non può ricadere sui lavoratori: le ore di pronta disponibilità seguite da richiamo in servizio dovrebbero essere considerate straordinario, come previsto dal D.Lgs. 66/2003 e dal CCNL del Comparto Sanità.
Tassazione degli straordinari per infermieri e OSS
Gli straordinari del personale sanitario fino a oggi erano generalmente soggetti a un regime agevolato: l’imposta sostitutiva al 5% prevista per il salario accessorio e per alcune ore di straordinario, secondo quanto stabilito dal contratto nazionale del settore.
Questo significa che le ore aggiuntive di lavoro percepite dai dipendenti venivano tassate in misura molto più bassa rispetto al normale reddito, garantendo così un maggior netto in busta paga.
Secondo l’Agenzia delle Entrate, però, alcune ore di pronta disponibilità seguite da richiamo in servizio non rientrerebbero più in questa tassazione agevolata, venendo considerate come normale retribuzione.
Di conseguenza, le aziende sanitarie hanno iniziato a trattenere dai salari somme già erogate, fino a 1.500 euro per singolo lavoratore, per applicare la tassazione piena, più alta rispetto al 5%.
Il punto contestato dai sindacati è che il richiamo in servizio è, di fatto, straordinario: si tratta di ore aggiuntive rispetto al normale orario di lavoro, obbligatorie e non scelte dal lavoratore. Come tali, secondo i sindacati, avrebbero dovuto continuare a beneficiare dell’imposta sostitutiva al 5%, evitando così che il personale sanitario subisse trattenute ingiustificate e perdite significative sul netto mensile.
Impatti concreti sui salari degli infermieri
Le trattenute stanno riducendo in modo significativo arretrati e tredicesime già attese, con effetti immediati sui cedolini di novembre e dicembre. Andrea Ricci, segretario generale di Cisl Fp Padova-Rovigo, sottolinea:
“Parliamo di lavoratrici e lavoratori che da anni reggono servizi sotto organico con rientri notturni, pronta disponibilità e turni massacranti. Chiedere loro di restituire centinaia di euro è inaccettabile”.
Il sindacato evidenzia inoltre come le ore straordinarie siano la diretta conseguenza della carenza di personale, rappresentando “ore sottratte alla vita personale dei lavoratori che vivono ormai in una forma di reperibilità strisciante e a volte nemmeno pagata”.
Le richieste dei sindacati
Cisl Fp Padova-Rovigo chiede interventi immediati:
- L’Agenzia delle Entrate deve rettificare la propria posizione, confermando che il richiamo in servizio è straordinario e soggetto all’imposta sostitutiva del 5%.
- La Regione Veneto deve fornire indicazioni chiare alle aziende sanitarie per sospendere i recuperi già avviati.
Ricci aggiunge: “È fondamentale rendere strutturale la detassazione del salario accessorio, estendendola in modo stabile a tutti i lavoratori del sistema sociosanitario, e avviare un piano straordinario di assunzioni, unico vero strumento per porre fine all’abuso di lavoro straordinario”.
Sollecito che giunge anche dal segretario generale Cisl Fp Roberto Chierchia: “La CISL FP, sia ben chiaro, non ha mai scambiato gli straordinari per una soluzione: noi crediamo nel lavoro di qualità, non nell’accumulo di ore su ore che espone al rischio concreto di burnout professionale. Ma siamo anche pragmatici: finché gli organici restano insufficienti, gli straordinari sono una risposta contingente che consente di tenere pienamente operativi i reparti, garantire turni e assicurare prestazioni essenziali – a patto che vengano pagati in modo coerente con le regole contrattuali e con le previsioni di legge“.
Il sindacato non esclude iniziative legali e il blocco degli straordinari se non arriveranno risposte rapide, e ha già attivato assemblee dei lavoratori nelle province di Padova e Rovigo, sottolineando come la norma rischi di compromettere il funzionamento di servizi essenziali come sale operatorie, laboratori d’urgenza e unità coronariche.



