A poco più di un mese dall’avvio delle trattative, arriva la firma sulla pre-intesa per il rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro dell’Area dei dirigenti Medici e Sanitari. Un accordo da 1,2 miliardi di euro che interessa 137 mila dirigenti del SSN e che promette aumenti consistenti e arretrati significativi.
Ma mentre la maggior parte delle sigle sindacali parla di risultato «ampiamente soddisfacente», la Fp Cgil Medici e Dirigenti SSN boccia senza appello il testo, denunciando un contratto «definanziato» e pronto a mobilitarsi.
La firma della pre-intesa: trattativa lampo per i dirigenti medici e sanitari
La trattativa si è aperta il 1° ottobre e si è chiusa in tempi record. Al quarto incontro è arrivata la firma della pre-intesa, salutata con favore dall’Aran e da quasi tutte le organizzazioni sindacali del comparto.
Per il presidente Aran, Antonio Naddeo, si tratta di un passaggio «importante e rapido», che garantisce «incrementi economici significativi» – inclusi 6.500 euro medi di arretrati – e che apre già la strada al negoziato 2025-2027 grazie alle risorse previste dalla legge di bilancio.
Entusiasta anche Guido Quici, presidente della federazione Cimo-Fesmed, che parla di «risultato complessivamente soddisfacente», sottolineando come quasi il 90% delle risorse sia stato destinato alla parte fissa della retribuzione.
Soddisfazione espressa anche dalla Cisl: la segretaria generale Daniela Fumarola definisce l’intesa «un risultato significativo per un settore cruciale», ringraziando i professionisti del SSN per l’impegno dimostrato negli anni più difficili.
Aumenti e arretrati: tutte le cifre del rinnovo
Il contratto copre il triennio 2022-2024 e riguarda 137 mila dirigenti, di cui 120 mila medici e 17mila dirigenti sanitari non medici.
Le risorse complessive ammontano a 1,2 miliardi di euro, con un incremento medio del 7,27%. Tradotto in cifre, parliamo di aumenti mensili di 491 euro lordi medi al mese per 13 mensilità.
Gli aumenti variano in base all’incarico:
- da +322 euro lordi per gli incarichi di base;
- fino a +530 euro lordi per i direttori di unità operativa complessa dell’area chirurgica.
Accanto agli aumenti, arriveranno anche arretrati medi stimati in 6.500 euro netti. Nel dettaglio, andranno da 8.066 euro a 13.480 euro lordi. Si tratta di importi calcolati al lordo dell’indennità di vacanza contrattuale già erogata.
Il nuovo contratto punta inoltre a rafforzare la retribuzione fissa, soddisfacendo una delle principali richieste delle organizzazioni che hanno firmato la pre-intesa.
Perché la Cgil non firma la pre-intesa per i dirigenti
In netta contrapposizione con l’entusiasmo delle altre sigle, la Fp Cgil Medici e Dirigenti SSN ha scelto di non firmare la pre-intesa, annunciando una mobilitazione che coinvolgerà anche lo sciopero generale del 12 dicembre.
Il segretario nazionale Andrea Filippi critica duramente l’accordo, ritenuto inadeguato ad affrontare la crisi del personale nel SSN:
- Il contratto, secondo Cgil, «impoverisce le buste paga di 10 punti percentuali» rispetto all’inflazione.
- L’aumento tabellare vero e proprio sarebbe di soli 92 euro lordi, al netto degli anticipi.
- Gli incrementi retributivi favorirebbero le posizioni apicali e l’attività in extramoenia, penalizzando i professionisti più giovani e i neoassunti.
- Viene contestato il congelamento dell’indennità di specificità fino al prossimo contratto, pur essendo già finanziata da gennaio 2026.
- Rimane inoltre irrisolta la questione del finanziamento dell’indennità di esclusività dei Dirigenti delle Professioni Sanitarie.
Per Filippi, la pre-intesa rappresenta un accordo «imposto dal Governo» e siglato «senza una vera negoziazione».



