La discussione sulla Manovra 2026 si fa sempre più intensa. Nel pacchetto stipendi, accanto ai dossier su pensioni, cedolare secca e tassazione dell’oro, avanza una proposta che potrebbe cambiare in modo significativo il perimetro della nuova detassazione sugli aumenti dei contratti nazionali. L’obiettivo è ampliare la platea dei beneficiari della tassa al Irpef al 5% prevista per gli aumenti salariali derivanti da rinnovi contrattuali, includendo anche i lavoratori con CCNL rinnovati nel 2024, oggi esclusi dal testo base. Questa apertura, se approvata, avrebbe effetti immediati per migliaia di dipendenti dell’artigianato e del commercio, settori nei quali i rinnovi sono stati firmati proprio lo scorso anno.
La misura prevista: detassazione al 5% sugli aumenti dei rinnovi 2025-2026
La Legge di Bilancio prevede una detassazione al 5 per cento sugli aumenti di stipendio derivanti dai rinnovi dei contratti nazionali. Il beneficio è destinato ai dipendenti con reddito fino a 28.000 euro.
Il meccanismo, nella formulazione iniziale, copre soltanto i CCNL siglati nel 2025 e nel 2026. Questa scelta crea però una evidente disparità tra comparti che hanno rinnovato in tempi diversi, lasciando fuori una parte consistente del mondo del lavoro.
I benefici si applicherebbero alle erogazioni in corso nel 2026 in busta paga.
La proposta di modifica: dentro anche i contratti firmati nel 2024
Tra gli emendamenti “segnalati” spicca quello che propone l’estensione ai CCNL sottoscritti nel 2024. L’intervento allargherebbe la platea di chi può accedere alla detassazione del 5% e risponderebbe alle richieste arrivate da settori che hanno chiuso i rinnovi con anticipo rispetto al 2025.
Con questa modifica rientrerebbero anche i dipendenti delle aziende artigiane, a partire dalla metalmeccanica, legno, grafica, acconciatura, estetica (tutti ccnl firmati nel 2024). misura coprirebbe inoltre tutti i lavoratori del commercio e del terziario, e turismo settori che applicano CCNL aggiornati proprio nel 2024.
Si valuta anche l’innalzamento della soglia reddituale
In parallelo, un altro emendamento propone di portare il limite di reddito da 28.000 a 35.000 euro. Quella attuale è giudicata troppo bassa dalle organizzazioni sindacali (che avevano chiesto di arrivare a 40mila), ecco perchè le forze politiche si stanno muovendo per andare oltre i 28mila. Il Parlamento deciderà nelle prossime settimane quali modifiche entreranno davvero nel testo finale della Manovra.



