La doppia vittoria elettorale di Antonio Decaro in Puglia e Roberto Fico in Campania ha riaperto un dibattito che sembrava chiuso dopo l’abolizione del Reddito di cittadinanza da parte del governo Meloni.
Il voto, soprattutto nei territori con forte disagio economico e con migliaia di famiglie rimaste senza sostegni, viene letto come un chiaro messaggio politico: gli elettori chiedono il ritorno di una misura ampia, inclusiva e non limitata come l’attuale Assegno di Inclusione e il Supporto Formazione e Lavoro.
Perché il voto rilancia l’idea di un nuovo reddito regionale
Il successo del “campo largo” guidato da PD e M5S in entrambe le regioni evidenzia una domanda crescente di protezione sociale.
La platea degli esclusi dal nuovo sistema nazionale — disoccupati tra i 18 e i 59 anni senza figli minorenni, adulti soli non fragili, lavoratori intermittenti, persone con lavori poveri e redditi bassissimi — continua a vivere senza un sostegno stabile.
Il voto ha mostrato che proprio questa fascia di popolazione, colpita dal taglio del Reddito di cittadinanza, ha voluto premiare programmi che promettono politiche di contrasto alla povertà più robuste e territoriali. E tali sono quelli su cui i due candidati Decaro e Fico si sono giocati la partita. Anche in Calabria il candidato Pasquale Tridico – ex presidente INPS – aveva promesso analoga misura ma l’elettorato gli ha preferito il candidato del centro destra, Roberto Occhiuto.
L’ipotesi del “Reddito di Dignità”
Dopo le elezioni si fa strada l’idea di una misura regionale che potrebbe chiamarsi Reddito di Dignità, pensata per tornare a coprire chi è stato estromesso dalle nuove prestazioni nazionali.
A differenza dello SFL, difficile da ottenere e vincolato a percorsi formativi non sempre facili da avviare e seguire, la misura sarebbe più semplice, automatica e orientata al sostegno diretto del reddito.
Sostegni anche ai percettori di Assegno di Inclusione
Un altro segnale politico arriva dal modello Sicilia: la regione ha scelto di istituire un Reddito di Povertà erogato anche ai titolari di Assegno di Inclusione, riconoscendo che l’ADI, da solo, non basta per coprire i bisogni primari.
Puglia e Campania potrebbero seguire la stessa strada, soprattutto nelle aree a maggiore fragilità sociale e con costi della vita crescenti
La richiesta che emerge dalle urne è chiara: ricostruire un sistema di sostegni capace di raggiungere chi oggi non ha nulla e chi, pur avendo l’ADI, non riesce comunque ad arrivare alla fine del mese.



