Reddito di Cittadinanza, la stretta voluta dal Governo Meloni prima con la Legge di Bilancio che ha ridotto a 7 le mensilità percepibili nel 2023 per i soggetti occupabili tra i 18 e i 59 anni, e poi con il Decreto Lavoro, sta avendo i suoi primi effetti.
Prova a tirare le somme, analizzando i numeri Inps, il quotidiano Il Messaggero nella versione on line, secondo cui “il numero dei percettori del sussidio è tornato per la prima volta ai livelli pre-Covid, con 956 mila nuclei beneficiari, circa 240 mila in meno rispetto a dicembre”.
Il calo significativo emerge anche dalle regioni considerate “roccaforti” del reddito di cittadinanza, come Campania e Sicilia, dove – si legge – “il sussidio non tira più come una volta: in Campania nel 2023 in 74 mila hanno richiesto finora l’assegno (-22% rispetto al medesimo periodo del 2022), mentre dalla Sicilia sono pervenute poco più di 63 mila domande (-19%)”.
“Insomma, – conclude il quotidiano romano – la stretta introdotta con l’ultima legge di Bilancio sta avendo effetto. A settembre poi partirà il nuovo reddito di cittadinanza per gli occupabili, il Supporto per la formazione e il lavoro, e a gennaio decollerà l’assegno di inclusione, le due misure previste dal decreto Lavoro del primo maggio con cui il governo si appresta a mandare definitivamente in pensione il sussidio dei Cinquestelle. Anche la spesa per l’aiuto anti-povertà è in costante diminuzione. Per gli assegni del solo reddito di cittadinanza lo Stato ha speso ad aprile 515 milioni di euro, contro i 564 milioni di marzo e i 625 milioni di gennaio”.