Per arrivare al rinnovo del proprio contratto collettivo nazionale di lavoro i dipendenti devono attendere 26 mesi. E’ quanto rileva l’ISTAT a proposito del tempo medio di attesa dei lavoratori, che coincide con il tempo di attesa per avere gli adeguamenti salariali.
La situazione tra giugno 2022 e giugno 2023 è ‘migliorata’. Nonostante le tempistiche lunghe il periodo di carenza contrattuale è diminuito da 30,7 a 26,2 mesi. Per la totalità dei dipendenti è sceso da 15,8 a 14,1 mesi. Intanto sono 42 i ccnl in vigore per la parte economica riguardano il 46,1% dei dipendenti – 5,7 milioni – e corrispondono al 45,2% del monte retributivo.
Quanto al salario medio l’ISTAT sottolinea che nel primo semestre 2023 la retribuzione oraria media è salita 2,4%, più elevata del primo semestre 2022. Le retribuzioni contrattuali orarie aumentano dell’1% su mese e del 3,1% su anno (+3,9% industria, +1,6% servizi privati e +4,4% Pa).
Gli aumenti salariali si sono fatti notare maggiormente in questi settori: vigili del fuoco (+11,5%), metalmeccanici (+6,2%) e Ssn (+6,1%). I salari medi tuttavia continuano ad essere distanti dalla dinamica dei prezzi rilevata con l’indice IPCA di 6 punti percentuali.
Dal Governo sul fronte salariale è arrivata anche una prima risposta con il taglio al cuneo fiscale che comporterà un aumento dei minimi retributivi a partire da luglio 2023: per calcolare l’aumento netto CLICCA QUI.