Metalmeccanici, aumentano i lavoratori colpiti dalle crisi: da dicembre 2022 a giugno 2023, gli operai in crisi sono 22.890 in più. Secondo il report della Fim Cisl sulle crisi aziendali, al 31 giugno i lavoratori coinvolti sono 83.671.
A pesare è “la mancanza di politiche industriali per la gestione della transizione green ed energetica” – si legge nel rapporto – che vede l’Italia come il Paese con il “maggiore ritardo in Europa”. Ciò è vero soprattutto nel settore dell’automotive, che coinvolge oltre 256 mila lavoratori diretti. Ma il settore delle auto non è l’unico a essere in crisi: a questo si aggiungono i settori elettrodomestico, siderurgia e telecomunicazioni.
All’origine delle crisi aziendali ci sono anche sofferenze finanziarie, nel caso di 8.630 lavoratori, e la carenza di materie prime che riguarda aziende con 8.440 lavoratori. Per non parlare delle crisi cosiddette “storiche”, presenti al ministero delle Imprese con oltre 50 tavoli, che coinvolgono anche grandi aziende (Blutec, Firema, Jsw Piombino ex-Lucchini e Jabil ex-Ilva) e per le quali “da anni stentano a decollare piani di reindustrializzazione concreti”.
“Serve una politica industriale che governi e sostenga imprese e lavoratori più coinvolti nelle transizioni. Al governo continuiamo a chiedere atti e piani concordati che diano certezze e segnino il rilancio possibile di aziende e filiere“, dichiara il segretario generale della Fim, Roberto Benaglia. Per Benaglia, infatti, il settore non è spacciato: “l’industria metalmeccanica mantiene grandi potenzialità e un dinamismo che va accompagnato“.