Venivano presi direttamente dai centri di accoglienza per essere sfruttati tra i campi e serre. E’ la vicenda su cui hanno fatto luce le indagini dei Carabinieri che hanno portato all’arresto di tre pakistani, accusati di caporalato, vale a dire intermediazione illecita di manodopera e sfruttamento di numerosi migranti extracomunitari, pakistani e bengalesi.
Il giro di malaffare questa volta fa tappa al centro d’Italia, nelle province marchigiane di Ancona, Macerata e Pesaro-Urbino.
Agricoltura, paghe da 5 euro l’ora
Nella rete dello sfruttamento sono caduti anche i richiedenti asilo, che venivano reclutati direttamente nei centri d’accoglienza per poi essere smistati nelle aziende agricole delle province di Ancona, Macerata e Pesaro-Urbino. L’organizzazione prevedeva una paga oraria di circa 5-6,5 euro l’ora a fronte di un impiego di 10-12 ore, alloggio in strutture fatiscenti e nessun rispetto delle norme di salute e sicurezza.
Secondo l’Osservatorio Placido Rizzotto, impegnato nelle indagini sul fenomeno dello sfruttamento lavorativo in Italia, la vicenda dimostra ancora una volta “come i lavoratori fragili, che hanno bisogno di guadagnare per mandare soldi alla famiglia, o di un contratto per farsi rinnovare il permesso di soggiorno, addirittura reclutati in centri di accoglienza, siano sempre più le vittime predestinate del malaffare. L’ennesima riprova, come se ce ne fosse bisogno, di quanto le leggi che regolano l’immigrazione nel nostro Paese siano sbagliate e i provvedimenti puntivi del governo Meloni rischino di aggravare ulteriormente la situazione, ampliando ancor di più l’aerea di vulnerabilità da cui attingere per reclutare manodopera da destinare allo sfruttamento”.
“L’ennesima storia di sfruttamento e caporalato in un territorio, quello delle Marche, non così abituato a vicende del genere. – osserva il segretario generale della Flai Cgil delle Marche, Paolo Grossi – e dimostra la bontà della nostra scelta, come Flai Cgil, di non abbassare mai la guardia e presidiare il territorio con la pratica del ‘Sindacato di strada’. Facciamo un plauso al lavoro delle forze dell’ordine che hanno portato all’emersione e denuncia di un fenomeno così radicato e nascosto, diffuso in ben tre provincie della nostra regione. Dobbiamo tenere alto il livello di attenzione ed evitare che l’agricoltura sia macchiata da uno sfruttamento che rischia di divenire sempre più strutturale”.