Il Consiglio dei Ministri non ha approvato la proroga del lavoro agile per i lavoratori fragili. Tuttavia in data 29 dicembre 2023, il Ministro della pubblica amministrazione, Paolo Zangrillo ha emanato una Direttiva per la regolamentazione dello smart working per i lavoratori statali.
I lavoratori fragili vanno tutelati
Nella direttiva ministeriale c’è un richiamo alla tutela dei lavoratori fragili.
Terminata la pandemia (dichiarata conclusa dall’Organizzazione mondiale della sanità in data 5 maggio 2023) dove il lavoro agile era stato concesso per evitare il diffondersi dei contagi, ogni singolo caso di fragilità dovrà essere valutato da ogni singola amministrazione.
Spetta alle singole amministrazioni regolamentare il lavoro agile
Passando dalla pandemia, dove la tutela della salute collettiva aveva la priorità, alla tutela individuale del lavoratore fragile, il Ministro ha delegato l’organizzazione di ciascuna amministrazione al Dirigente responsabile.
Tra Amministrazione e lavoratore potranno essere stipulati “accordi individuali” che consentano di attuare le previsioni della Direttiva, nell’ambito del perimetro stabilito dalla linea ministeriale.
I “vertici di ogni singola amministrazione” sono chiamati ad adeguare “tempestivamente le proprie disposizioni interne per rendere concreta e immediatamente applicata la presente direttiva”.
Il lavoro agile ai lavoratori fragili sarà pertanto oggetto di regolamenti interni con ampio margine per i dirigenti responsabili di utilizzare tutti gli strumenti a disposizione. Lo strumento principale che hanno disposizione le singole amministrazioni è la flessibilità.
Ogni caso dovrà essere documentato
Alla base di ogni accordo sullo smart working per i dipendenti statali fragili ci dovrà essere una specifica documentazione a supporto della gravità della situazione e dell’esigenza del lavoro da remoto.
Le fragilità possono essere “personali e familiari”, puntualizza il Ministero, e la documentazione deve indicare che l’esigenza è grave, urgente e non altrimenti conciliabile, “anche derogando al criterio della prevalenza dello svolgimento della prestazione lavorativa in presenza”.
Una direttiva che consente di fronteggiare le emergenze
Il rientro immediato in servizio di personale assente da tantissimo tempo dall’attività in presenza, avrebbe creato problemi di carattere logistico.
Infatti, molti lavoratori non avrebbero trovato le proprie postazioni di lavoro.
A questo bisogna aggiungere che si sarebbero create situazioni di disagio e potenzialmente pericolose per la salute in attesa di eventuali produzioni di attestati medici che avrebbero permesso di valutare i singoli casi da un punto di vista medico e non burocratico.