Il sistema della previdenza complementare si regge con la contribuzione che viene dai lavoratori iscritti, che aderiscono per garantirsi una pensioni integrativa a quella Inps. Secondo i dati Covip, l’authority che vigila sul sistema, tra fondi negoziali, casse, fondi aperti e Pip vengono raccolti in Italia 223 miliardi. Ma solo un 15% allocato nel debito pubblico italiano e solo il 5% viene investito nelle aziende del paese.
Questo dato, che evidenzia come ci sia poco interesse per l’industria italiana, potrebbe tra qualche tempo essere invertito se venisse approvata la nuova proposta sostenuta dal Fondo Cometa.
Fondo Cometa: la proposta
A lanciare la notizia è il quotidiano il manifesto che parla di una proposta presentata in Parlamento durante l’audizione presso la Commissione parlamentare che segue gli enti di gestione di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale.
L’idea è quella di dirottare gli investimenti dei fondi verso le imprese italiane anziché quelle estere. Storico ‘pallino’ della Fiom-Cgil, che è anche parte costitutiva del Fondo Cometa dei lavoratori metalmeccanici dell’Industria
«La previdenza complementare potrebbe essere uno straordinario volano per lo sviluppo dell’Italia, ma si tratta di un potenziale sin qui poco sfruttato – dichiara il presidente del Fondo Cometa dei lavoratori metalmeccanici, l’economista Riccardo Realfonzo – . Come mostrano i dati Ocse, all’estero alcuni fondi pensione arrivano a investire addirittura fino al 50% delle risorse nelle economie nazionali».
Intervento di Cdp e protezione dei rendimenti
La proposta richiede un intervento legislativo perchè prevede la costituzione di uno strumento di investimento diretto con la partecipazione di Cassa Depositi e Prestiti, che avrà il compito di raccogliere le forme di risparmio versate dai fondi pensione indirizzandole verso le imprese italiane. Operazione rischiosa per i lavoratori? L’idea prevede di introdurre un meccanismo di garanzia che protegga i rendimenti.
Secondo quanto scrive il manifesto il “il meccanismo può essere concepito tecnicamente con almeno due soluzioni diverse: fondo rotativo e partecipazione di Cdp all’investimento diretto con una attribuzione differenziata dei rendimenti. In entrambi i casi, il fondo pubblico va ad integrare i rendimenti nei casi in cui essi fossero inferiori a un valore soglia di rendimento che potrebbe essere la rivalutazione del Tfr, e al contrario ne risulterebbe alimentato in presenza di extra rendimenti”.