Per tutti i pomeriggi fino al prossimo 31 agosto, dalle 12:30 alle 16:00 sarà vietato il lavoro nelle ore più calde. Diventano 9 le regioni italiane che per garantire la sicurezza dei lavoratori esposti ai raggi del sole, vietano il lavoro nelle ore in cui la colonnina di mercurio raggiunge il picco.
Le ultime ordinanze in ordine di tempo sono quelle di Abruzzo e Sardegna, le due isole maggiori, che a differenza degli altri anni hanno deciso di adottare la linea della precauzione. E allora scatta il divieto per i settori maggiormente esposti:
- edilizia ed affini, come gli impiantisti;
- agricoltura;
- florovivaisti.
Le regioni che vietano il lavoro
La decisione di Abruzzo e Sicilia si aggiunge a quella già presa, a partire dal mese di giugno dalla Calabria guidata da Occhiuto. Prima ad aprire alla lunga serie di ordinanze regionali che, di fatto, superano ogni iniziativa governativa.
Ricapitolando le regioni in cui è al momento vigente il divieto, con declinazioni molto simili, sono:
- Calabria;
- Puglia;
- Basilicata;
- Lazio;
- Toscana;
- Molise;
- Sicilia;
- Sardegna;
- Abruzzo.
Mentre nelle Marche e in Veneto i sindacati pressano perché vengano adottati analoghi provvedimenti in tempi strettissimi, in Umbria contestano la decisione dell’Amministrazione regionale che si è orientata per una semplice “raccomandazione” per evitare lo stress termico per chi lavora all’aperto.
Il divieto solo per i giorni con “rischio alto”
Il divieto di lavoro nelle ore con rischio di stress termico non si applica tutti i giorni da qui al 31 agosto, ma solo laddove la mappa dell’Inail (pubblicata sul sito Worklimate) segnala un rischio “alto”. In genere si tratta di più di 35 gradi reali o percepiti.
Tutte le ordinanze salvaguardano le operazioni di pubblica utilità, per le quali i datori di lavoro dovranno adottare misure organizzative per garantire i livelli minimi delle prestazioni dei servizi essenziali.