La produzione di componenti per il settore Automotive è in crisi. Bastano due dati per dirlo: la riduzione della produzione nei primi mesi del 2024 e l’aumento delle ore di cassa integrazione erogate da Inps. A tracciare il quadro della situazione è Il Sole 24 Ore con un articolo inchiesta in cui si evidenzia che la luce in fondo al tunnel si potrebbe vedere con il rialzo delle vendite della auto elettriche oppure con l’entrata degli investitori cinesi in Italia.
La mappa della Componentistica italiana
Il settore è oggi rappresentato in Italia da 2.200 imprese per un totale addetti pari a 166.800. Tra queste imprese ci sono le filiali italiane di marchi multinazionali (come Continental, Bosch, ecc.) e aziende completamente italiane. L’83% è localizzato nel Nord, il restante 17% a Centro-Sud: dalle Marche a scendere.
Le regioni che ospitano più stabilimenti produttivi sono Piemonte, Lombardia ed Emilia Romagna. Di queste, solo il 60% ha rapporti – peraltro non esclusivi – con Stellantis. Per molti i committenti sono i tedeschi.
Cassa integrazione: +18% in 7 mesi
Secondo quanto scrive il quotidiano economico la produzione di componenti auto sarebbe in forte discesa anche a causa del mancato decollo delle vendite delle auto elettriche: -18% nel periodo gennaio – maggio 2024. Conseguentemente le aziende del settore hanno fatto un massimo ricorso agli ammortizzatori sociali. Da gennaio a luglio 2024 le ore di cassa integrazione utilizzate solo salite del 18% (da 234.801 a 286.071).
Ad essere interessate dal periodo critico sono le grandi imprese della filiera ma anche le medio piccole. Solo il 60% di queste ha rapporti non esclusivi con Stellantis.
L’indotto di Stellantis in crisi
E’ in crisi l’indotto che fornisce componenti auto al Gruppo Stellantis. Come la Marelli che continua con la Cig negli stabilimenti di Bari, Melfi, Sulmona, Rivalta.
In Piemonte sono in crisi la Lear di Grugliasco che produce sedili per le auto, Te Connettivity e Magnetto, posta in liquidazione giudiziaria. La Proma, storica azienda manifatturiera che riforniva anche Fiat ha chiuso lo stabilimento torinese di 110 dipendenti.
Si attende l’arrivo dei Cinesi
Il Ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso ha recentemente confermato che esiste, da mesi, una trattativa per l’arrivo dei produttori auto cinesi in Italia. L’arrivo avrebbe l’ok di Confindustria e sindacati perchè il patto prevederebbe il coinvolgimento della manifattura italiana specializzata nella componentistica.
Si tratterebbe, a ben vedere, di un secondo produttore in Italia (l’altro è Stellantis) che potrebbe contribuire nell’obiettivo di un milione di veicoli prodotti entro il 2030. Come voluto da Governo, Imprese e Sindacati. “Se arriva un secondo produttore – fa sapere Marco Bonometti di OMR Automotive – bisogna stabilire una quota del 70% di forniture Italiane. Non mi sto inventando niente, basta copiare quello che hanno già fatto Brasile, Cina e Stati Uniti”.