Il prossimo Assegno Unico in pagamento, quello di ottobre per chi è in pari con gli accrediti, potrebbe avere un importo più alto del solito. La prestazione per i figli a carico, infatti, non ha un importo fisso e prestabilito. INPS è pronto a rivedere e aggiornare l’ammontare mensile se le condizioni economiche e familiari del richiedente cambiano.
Naturalmente l’Istituto Previdenziale va avvertito, INPS non fa nulla in automatico. E da ottobre ci sono delle circostanze che potrebbero far salire l’importo mensile dell’Assegno Unico. Vediamo quali.
Assegno Unico, importi maggiorati in alcuni casi
INPS calcola l’importo dell’Assegno Unico sulla base dell’ISEE e della composizione familiare del richiedente. Più l’ISEE è alto e più basso sarà l’importo mensile pagato da INPS. Anche l’età dei figli a carico inficia sull’importo: per un figlio minorenne, per esempio, il massimo erogabile è pari a 199,40 euro al mese. Per un figlio tra i 18 e i 21 anni, invece, spettano massimo 96,90 euro. Se il figlio a carico ha più di 21 anni, infine, l’Assegno Unico non spetta più (a meno che questi non sia affetto da disabilità).
In determinati casi poi INPS riconosce delle maggiorazioni, un Bonus che fa lievitare ulteriormente il totale dell’Assegno Unico. Tra questi Bonus ce sono due che riguardano i genitori:
- se la madre ha un’età inferiore a 21 anni spetta una maggiorazione fissa pari ad €21,60 per ciascun figlio;
- se entrambi i genitori sono titolari di reddito da lavoro la maggiorazione prevista per ciascun figlio minore ammonta a €32,40 euro mensili. Tale importo spetta per un ISEE pari o inferiore a 16.215,00 euro per poi ridursi gradualmente. Se l’ISEE supera la soglia di 43.240,00 euro detta maggiorazione non spetta.
Pertanto, i nuclei in cui da ottobre ci saranno entrambi i genitori che lavoreranno riceveranno un aumento dell’Assegno Unico. I docenti che hanno preso servizio a partire da settembre, per esempio, hanno ricevuto la maggiorazione già nell’Assegno Unico di settembre, se anche l’altro genitore lavora e la soglia ISEE lo consente.
Da giugno 2023, i nuclei vedovili sono stati equiparati agli altri. La maggiorazione per i genitori lavoratori, infatti, spetta anche ai vedovi, a condizione però che al momento della presentazione della domanda l’altro genitore risulti deceduto da non più di 5 anni e al momento del decesso fosse lavoratore o pensionato. Fermo restando, naturalmente, la presenza degli altri requisiti per ricevere l’Assegno.
INPS va avvertito
Come anticipato a inizio articolo, INPS non applica le maggiorazioni in automatico. Prima deve essere informato.
Per ottenere gli importi aggiuntivi occorre compilare una specifica dichiarazione, nella quale il genitore richiedente l’Assegno Unico attesta di aver diritto alla maggiorazione e integra quindi la domanda già presentata. Dovrà compilare gli appositi campi sul sito INPS, entrando con le proprie credenziali. Altrimenti ci si può far aiutare dagli operatori del patronato.
In generale, a INPS va comunicato qualsiasi avvenimento comporti la modifica dell’importo in pagamento. Rientrano tra questi la nascita di un figlio, il compimento dei 18 o dei 21 anni del figlio a carico, ecc.