E’ diviso il sindacato dei lavoratori del pubblico impiego su come debba chiudersi la tornata contrattuale 2022-2024. Le sigle sindacali che rappresentano i lavoratori dei comparti pubblici sono diverse, ma quel che più si nota sono le divisioni tra le principali rappresentanze sindacali: Fp-Cgil e Fp-Cisl.
“Gli aumenti stipendiali devono recuperare l’inflazione al 16,5%”
Per la federazione aderente alla Cgil non basta il 5,78% stanziato dal Governo, in questo modo il recupero dell’inflazione che ha ridotto il potere di acquisto dei lavoratori non ci sarebbe. Sul punto si è espresso anche il Segretario generale Cgil Maurizio Landini aprendo una fase di mobilitazione.
D’altronde, scrive Fp Cgil, è la stessa ARAN che conferma “quanto noi andiamo dicendo ormai da mesi: con le precedenti tornate contrattuali abbiamo più che recuperato quanto perso a causa dell’inflazione, +3,48% nel triennio 2016-2018 a fronte di un’inflazione nello stesso periodo dell’1,8%; nel triennio 2019-2021 +4,07% a fronte di un’inflazione nello stesso periodo del 2,2%”. Insomma se in passato il recupero del potere d’acquisto c’è stato, anche con un superamento degli importi, adesso che l’inflazione ha mostrato i muscoli, il Governo si tira indietro. E questo non è accettabile.
L’Esecutivo “ha deciso che le lavoratrici e i lavoratori pubblici devono rimanere fermi al palo, con un incremento delle retribuzioni pari al 5,78% a fronte di un’inflazione del 16,5% nel 2022-2024. Ben 10 punti di distanza in negativo. Tra l’altro con la decisione unilaterale di anticipare la metà del valore del contratto in un’unica soluzione a dicembre 2023, determinando quella riduzione durante il 2024 evidenziata nel rapporto semestrale di Aran e che ha comportato inoltre per molti una restituzione nel corso del 2024 delle somme percepite a dicembre 2023 a causa dell’aumento correlato delle tasse”.
”Aumento proposto dal Governo superiore al passato”
Diversa è la posizione di Fp-Cisl che sembra orientata a chiudere un rinnovo senza arrivare alle due cifre (in termini percentuali). L’atteggiamento di questo sindacato è più pragmatico: le risorse per gli aumenti stipendiali sono limitate, è vero, ma ci sono e sono superiori a quelle dei 2 rinnovi triennali precedenti (2016-2018, 2019-2021). Quindi diamo ai lavoratori quel che si può senza chiedere ulteriori sacrifici.
“Abbiamo avuto già modo di evidenziare come le risorse stanziate, pur non riuscendo a recuperare il potere di acquisto perso a causa del caro vita nel triennio 2022 -2024, consentono di attribuire un aumento del 5,78% della massa salariale 2021, sicuramente superiore a quello del triennio 2019-2021 (4,07%) e del triennio 2016-2018 (quando, dopo il lungo blocco contrattuale e un mancato adeguamento degli stipendi per oltre 8 anni, l’aumento a regime dal 2018 fu del 3,48%)“.