In arrivo 10 anni di buoni pasto arretrati per i lavoratori della Asl di Viterbo. È il frutto della sentenza del tribunale dell’omonimo capoluogo di provincia che ha obbligato la Asl a un risarcimento complessivo di 150 mila euro. E ne arriveranno altrettanti.
La vittoria contro la Asl di Viterbo
Da contratto i lavoratori delle Asl hanno diritto al servizio mensa o, in alternativa, al riconoscimento dei buoni pasto. Ma non tutte le aziende sanitarie rispettano le regole e una parte del personale è ancora costretto a rinunciarvi.
Finora rientrava in questa fetta di lavoratori esclusi dal beneficio dei buoni pasto anche il personale della Asl di Viterbo, che però in una recente sentenza del tribunale ha ottenuto una vittoria contro la stessa Asl.
Il tribunale di Viterbo ha infatti condannato la Asl al riconoscimento del diritto alla pausa pranzo e all’indennità sostitutiva del servizio mensa. Il risarcimento complessivo è di 150 mila euro già assegnati ai lavoratori, con altri 200 mila euro in arrivo.
Il segretario provinciale del sindacato Fials, Vittorio Ricci, ha celebrato il successo legale: “Grandissima vittoria della Fials […]. Il tribunale ha accolto i ricorsi di 142 iscritti alla Fials, riconoscendo loro il diritto alla pausa mensa e all’attribuzione del buono pasto giornaliero con decorrenza retroattiva di dieci anni, oltre alla rivalutazione monetaria […] Si va da minimi di 800 – 1.000 euro ciascuno a massimi di 6 – 7 mila. Per cui, facendo una media di 3 mila euro, parliamo di oltre 400 mila euro a titolo risarcitorio che l’azienda dovrà versare ai lavoratori”.
Chi chiede i buoni pasto
Negli scorsi mesi sentenze di questo tipo hanno coinvolto anche i lavoratori dell’azienda sanitaria territoriale di Fermo, nelle Marche. Per tutti i casi di turni superiori alle 6 ore in cui non vi è la possibilità di usufruire della mensa nei termini fissati dai regolamenti aziendali, il tribunale ha stabilito che si può agire in via giudiziale al fine di ottenere il risarcimento danni.
Invocano i buoni pasto a gran voce, invece, gli infermieri dipendenti della Asl di Barletta Andria Trani (Bat) e quelli dell’Ospedale le Molinette di Torino. Questi ultimi, in particolare, fanno sapere di non riuscire a pranzare in soli 30 minuti di pausa se si considera che nella mezz’ora devono anche svestirsi e rivestirsi, visto il divieto di raggiungere la mensa con la divisa. Un problema, questo, esteso a molti ospedali, soprattutto i più grandi.
Una soluzione potrebbe quindi essere quella di riconoscere loro i buoni pasto, affinché ciascuno possa gestire autonomamente il proprio pranzo. In questo modo si eviterebbe di compromettere il diritto alla pausa.