HomeCronaca sindacaleRinnovo Metalmeccanici, Mattarella stronca Federmeccanica: “Salari reali più bassi del 2008”

Rinnovo Metalmeccanici, Mattarella stronca Federmeccanica: “Salari reali più bassi del 2008”

Nel suo intervento del 29 aprile 2025 alla BSP Pharmaceuticals di Latina, in occasione della Festa del Lavoro, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha posto al centro del suo discorso il nodo salariale.

Sebbene Sergio Mattarella non sia entrato direttamente nella vertenza dei metalmeccanici né abbia citato settori specifici, il suo discorso ha toccato temi centrali come salari reali, produttività e disuguaglianze. La visita si è svolta all’interno di un’azienda chimico-farmaceutica, ma le sue parole sul lavoro e sul calo del potere d’acquisto hanno un chiaro valore generale. Di fatto, entrano in rotta di collisione con la narrazione ufficiale di Federmeccanica-Assistal, che solo poche settimane prima rivendicava salari in crescita reale dal 2008.

Parole nette, in aperto contrasto con il racconto fornito dagli Industriali. Ma vediamo i dettagli e quale ‘nesso’ possiamo trovare tra le parole del Capo dello Stato e la vertenza per il rinnovo del CCNL metalmeccanici.

Le parole di Mattarella: “salari fermi al 2008”

Si registrano oggi segnali incoraggianti sui livelli di occupazione – ha detto il Capo dello Stato – ma permangono, d’altro lato, aspetti di preoccupazione sui livelli salariali, come segnalano i dati statistici e anche l’ultimo Rapporto mondiale 2024-2025 dell’Organizzazione internazionale del lavoro”.

Il passaggio più forte arriva poco dopo: “L’Italia si distingue per una dinamica salariale negativa nel lungo periodo, con salari reali inferiori a quelli del 2008, nonostante l’avvenuta ripresa a partire dal 2024. Questo mentre, a partire dal 2022, la produttività è cresciuta”.

Un giudizio netto, accompagnato da un richiamo sociale: “Salari inadeguati sono un grande problema, una grande questione per l’Italia”.

Salari bassi, giovani in fuga: “Il capitale umano si impoverisce”

Mattarella ha collegato i bassi salari anche al declino demografico e alla fuga dei giovani all’estero:
Incidono anche sul preoccupante calo demografico, perché i giovani incontrano difficoltà a progettare con solidità il proprio futuro. Resta, inoltre, alto il numero di giovani, con preparazione anche di alta qualificazione, spinti all’emigrazione”.

Parole che risuonano come un monito. “Questi fenomeni impoveriscono il nostro capitale umano”, ha aggiunto, sottolineando l’urgenza di politiche salariali più eque e inclusive.

La narrazione di Federmeccanica: “Salari reali in crescita dal 2008”

Il quadro tracciato da Mattarella è palesemente opposto alla narrazione fatta da Federmeccanica-Assistal nel comunicato del 7 aprile 2025. In pieno stallo del negoziato per il rinnovo del contratto nazionale della metalmeccanica e in un clima segnato da scioperi e tensioni sindacali, l’associazione ha rivendicato una realtà diametralmente opposta.

Dal 2008 al 2024 le retribuzioni nella metalmeccanica e nella installazione di impianti sono cresciute più dell’inflazione, si legge nel documento. I dati riportati parlano di:

  • +45% di aumento delle retribuzioni nominali lorde
  • +31% di inflazione FOI
  • +10% di crescita delle retribuzioni in termini reali

Una visione che cozza con quella dell’ILO e con le parole di Mattarella. Ancora Federmeccanica: “Il costo del lavoro è cresciuto del 43,5% e la produttività del 4,4%, quindi il costo del lavoro per unità di prodotto (CLUP) è aumentato del 37,5%”.

Due visioni opposte: occupazione vs. qualità del lavoro

Il Presidente della Repubblica ha evidenziato anche la necessità di una redistribuzione equa dei benefici derivanti dall’innovazione: Le questioni salariali sono fondamentali per ridurre le disuguaglianze, per un equo godimento dei frutti offerti dall’innovazione, dal progresso”.

Federmeccanica, dal canto suo, punta sui numeri. Ma evita il confronto con la qualità del lavoro, con l’impatto sociale dei bassi salari e con la crescente difficoltà dei lavoratori a mantenere un tenore di vita dignitoso.

In gioco, non ci sono solo i dati: ma due modelli di Paese.

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