Nel 2022, secondo Eurostat, nei 27 Paesi dell’Unione Europea si sono registrati quasi 3 milioni di infortuni sul lavoro. Ma di questi, per fortuna, solo poco più di 3 mila si sono rivelati fatali per il lavoratore.
I dati rivelano anche che gli infortuni sul lavoro sono diminuiti del 4,6% tra il 2017 e il 2022. Vediamo, in tale contesto internazionale, dove si colloca l’Italia e cosa ha fatto di concreto per combattere il problema.
I settori con più incidenti sul lavoro
Secondo gli ultimi dati Eurostat, nel 2022 nell’Unione europea si sono verificati 2,97 milioni di infortuni sul lavoro non mortali e 3.286 mortali. Il rapporto è di circa 905 incidenti non mortali per ogni incidente mortale.
Per confrontare efficacemente i dati tra Paesi, Eurostat utilizza tassi standardizzati di incidenza infortunistica, che rappresentano il numero di infortuni per 100.000 occupati.
I settori in cui si registrano più infortuni sono:
- manufatturiero (18% del totale);
- attività sanitarie e sociali (15,8%);
- costruzioni (12,2%).
Tuttavia, il maggior numero di incidenti mortali si registra nel settore delle costruzioni (22,9%), seguito da quello dei trasporti e del magazzinaggio (15,6%) e quello manufatturiero (15,2%).
In tutta l’Unione Europea, nel 2022 si sono verificati 1,66 infortuni mortali ogni 100 mila occupati.
Morti sul lavoro: l’Italia non è nella top 10
I dati Eurostat riportano anche i Paesi comunitari in cui si sono verificati più incidenti sul lavoro, sia mortali che non. Per quanto riguarda gli incidenti non mortali, nella top ten troviamo:
- Danimarca (3,58% del totale);
- Francia (2,8%);
- Portogallo (2,56%);
- Spagna (2,46%);
- Slovenia (1,62%);
- Lussemburgo (1,5%);
- Germania (1,48%);
- Belgio (1,46%);
- Austria (1,44%);
- Italia (1,43%).
L’Italia occupa quindi il decimo posto nella classifica dei Paesi UE in cui si verificano più incidenti sul lavoro. Per fortuna, non è nella classifica di quelli in cui si registrano più incidenti mortali.
Il tasso più alto di infortuni mortali sul lavoro tra i Paesi dell’Ue è stato registrato a Malta, con 5,28 decessi ogni 100 mila occupati. Seguono poi Francia, Bulgaria, Lettonia e Croazia. Al contrario, i tassi più bassi sono stati rilevati nei Paesi Bassi, in Grecia, Germania, Svezia e Irlanda. L’Italia occupa la 14esima posizione, come si vede dal grafico:

Nel 2022 l’Italia ha registrato valori al di sotto della media europea sia per gli infortuni sul lavoro non mortali che per quelli mortali.
Tuttavia, nel biennio 2020-2021, i valori italiani sono cresciuti più della media europea per il fatto che solo il nostro Paese, insieme a Spagna e Slovenia, ha riconosciuto i contagi da Covid-19 come infortuni sul lavoro, mentre gli altri Stati li hanno classificati come malattie professionali o malattie comuni.
L’Italia risponde con la patente a crediti per la sicurezza sul lavoro
Nel tentativo di contrastare il numero di decessi sul lavoro, l’Italia ha introdotto nel 2024 la “patente a crediti” per la sicurezza, obbligatoria nei cantieri edili a partire da ottobre 2024 e rilasciata finora a oltre 465.000 imprese.
Il nuovo sistema, previsto dal Decreto PNRR 4, attribuisce alle imprese un punteggio iniziale di 30 crediti, che può essere decurtato in caso di violazioni delle norme di sicurezza o incrementato con la formazione aggiuntiva dei lavoratori. Le aziende che scendono sotto i 15 crediti non possono più operare nei cantieri pubblici o privati.
Questo strumento mira a promuovere una cultura della prevenzione, premiando i comportamenti virtuosi e penalizzando chi ignora le regole. Una risposta concreta alla necessità di ridurre i tassi di mortalità sul lavoro.