Prima ha ricordato tutte le categorie che avevano diritto al bonus e rivendicato che l’istituto ha pagato 13,3 milioni di prestazioni per Covid, tra cui 4 milioni di indennità e 300mila redditi di emergenza. Ma subito dopo Pasquale Tridico, nell’attesa audizione in commissione lavoro della Camera, è arrivato al punto: perché la task force antifrode ha individuato, tra i milioni di nomi dei beneficiari, quelli dei cinque deputati e delle centinaia di politici locali che hanno chiesto il bonus di 600 euro? Tra gli altri requisiti, ha ricordato il presidente Inps, c’era il fatto di “non devono essere titolari di un trattamento pensionistico né iscritti ad altre forme previdenziali obbligatorie“. E, dopo che l’istituto aveva pagato, l’antifrode ha effettuato controlli amministrativi sulle posizioni per le quali erano emerse anomalie. Così come ha fatto per altre prestazioni come la cassa integrazione.
E’ a quel punto che sono stati individuati “40mila soggetti che risultavano iscritti molto probabilmente ad altra forma di previdenza obbligatoria”. Tra loro i consiglieri regionali, “che hanno una loro forma di previdenza. E poi si è ritenuto che anche i parlamentari meritassero un approfondimento visto che hanno una loro gestione previdenziale interna” che però non è chiaro nemmeno all’Inps. “In prima istanza non è stato ritenuto un fondo obbligatorio di previdenza, per questo il bonus è stato pagato”.
“Le notizie non sono state certo diffuse dall’istituto”, ha sostenuto Tridico, “rimando al mittente le accuse”. Il 7 agosto mi chiama Molinari, direttore di Repubblica, chiedendomi i nomi. Io non glieli do. Lui aspetta il giorno dopo, poi esce la notizia senza i nomi. Io ero sorpreso, questa notizia non è uscita dal sottoscritto. E i nomi nessuno li ha dati, si sono autodenunciati. Ho già ordinato audit interno per capire se le notizie sono state trafugate verso Repubblica. La notizia l’avevo avuta a fine maggio e condivisa con il cda dell’istituto per approfondimenti”.
Il presidente dell’Inps è stato convocato per chiarimenti “sulle modalità di richiesta e liquidazione del bonus in favore dei lavoratori autonomi, sulle categorie di destinatari di tale bonus nonché sulle relative attività di monitoraggio, vigilanza e controllo da parte dell’Istituto”. Tridico è accompagnato da alcuni funzionari tra cuiAntonello Crudo, che guida la task force antifrode da cui è partita l’indagine.
Tre nomi, tra quelli dei cinque deputati che hanno chiesto l’indennità di 600 euro, sono già emersi: si tratta dei leghisti Andrea Dara ed Elena Murelli, che il Carroccio ha “sospeso”, e di Marco Rizzone del M5S, che è stato deferito al collegio dei probiviri dal capo politico Vito Crimi chiedendone “la sospensione immediata e massima severità nella sanzione”. Gli altri due, che il bonus l’hanno chiesto ma non ottenuto.
Il Garante della privacy, dopo aver chiarito che i nomi dei politici coinvolti possono essere resi pubblici, ha aperto un’istruttoria sulla metodologia seguita dall’istituto rispetto al trattamento dei dati dei beneficiari e alle notizie diffuse al riguardo.
L’articolo Politici col bonus 600 euro, Tridico alla Camera: “Task force antifrode ha fatto accertamenti su anomalie perché i parlamentari hanno loro gestione previdenziale. Non sono stato io a far uscire la notizia” proviene da Il Fatto Quotidiano.
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Fonte: ilfattoquotidiano.it