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Reddito di Cittadinanza, non c’è truffa se le perdite al gioco superano le vincite

Un caso che farà certamente discutere si è chiuso nei giorni scorsi nelle aule del Tribunale di Crotone. Un 56enne di Cutro, finito sotto processo per non aver dichiarato le vincite al gioco on line nella domanda di accesso al Reddito di cittadinanza, è stato assolto con formula piena.

La Procura aveva chiesto la condanna a un anno e sei mesi di reclusione, ritenendo che l’uomo avesse volutamente “dimenticato” di segnalare circa 500mila euro di vincite accumulate tra il 2017 e il 2019.

Il Reddito di Cittadinanza è stato abolito a partire dal 1° gennaio 2024 ma sono in piedi ancora diverse cause nei tribunali italiani. Oltre che ad essere ancora accesso il dibattito politico sulla sua possibile introduzione in tre Regioni italiane.

Le perdite superiori alle vincite

A salvarlo è stata però la ricostruzione presentata in aula dal suo difensore, l’avvocato Salvatore Rossi. Nel dettaglio è emerso che quelle vincite erano soltanto una parte della storia: nello stesso periodo l’uomo aveva infatti perso oltre 540mila euro, sempre sullo stesso gioco on line.

Di fatto, il bilancio complessivo dell’attività di gioco non era in attivo ma in perdita, e proprio questo ha permesso di smontare l’accusa.

Niente dolo, niente reato

Il giudice Giulia Crisci ha accolto la tesi difensiva: l’omissione non era sorretta dal dolo, cioè dalla consapevolezza e volontà di truffare lo Stato. Senza la componente soggettiva del reato, la contestazione è caduta e il 56enne è tornato a casa assolto con la formula “perché il fatto non sussiste”.

Il paradosso del gioco on line

Il caso mette in evidenza un paradosso: formalmente l’uomo aveva accumulato vincite milionarie, ma nella sostanza ne aveva persi persino di più. Sono state proprio le perdite superiori alle vincite a scagionarlo, ribaltando l’accusa e trasformando un presunto “furbetto” del Reddito in un giocatore compulsivo che ha finito per rimetterci.

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