L’accordo sul rinnovo del Contratto Scuola potrebbe sembrare ormai vicino, ma la realtà potrebbe riservare delle sorprese: i tempi si potrebbero allungare e la firma entro il 2025 potrebbe slittare. Il motivo? La fusione del comparto scuola con l’ex comparto AFAM (Alta Formazione Artistica e Musicale), che include Conservatori e Accademie.
Un’unione sulla carta, ma non ancora nella sostanza: mentre per il personale scolastico gli importi sono praticamente definiti, per i lavoratori dell’Alta Formazione le trattative saranno oggetto del prossimo incontro tra ARAN e Organizzazioni Sindacali.
L’ingresso dell’AFAM cambia le carte in tavola
Con la riorganizzazione dei comparti pubblici, l’AFAM è entrata ufficialmente a far parte dello stesso comparto della scuola.
Ma le esigenze dei due mondi sono profondamente diverse:
- la Scuola ha una struttura contrattuale consolidata;
- l’Alta Formazione presenta un sistema più complesso, con retribuzioni, progressioni di carriera e carichi didattici non uniformi.
Rendere compatibili questi due sistemi richiede un lavoro tecnico e politico che difficilmente potrà portare alla conclusione delle trattative entro la fine del 2025.
Aumenti quasi chiusi per la scuola, ma non per l’Alta Formazione
Per gli insegnanti e il personale ATA, gli importi sono sostanzialmente definiti. Dopo gli anticipi già erogati, il margine economico residuo è limitato. Abbiamo già visto che gli aumenti si aggirano intorno ai 60 euro netti e gli arretrati da 700 a 950 euro netti.
Diverso il discorso per il personale dei Conservatori e delle Accademie, dove le trattative economiche e normative sono ancora aperte: mancano accordi su indennità specifiche, criteri di equiparazione e riconoscimenti professionali.
Senza una chiusura per l’AFAM, l’intero contratto del comparto non potrà essere firmato.
Un altro ostacolo è di natura burocratico-istituzionale. L’ARAN, l’Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni, non può procedere a una firma parziale: serve un accordo complessivo per tutto il comparto.
Ciò significa che anche se la parte “scuola” fosse pronta, il contratto non può essere siglato finché non si raggiunge un’intesa con la componente AFAM.
Un contratto che unisce, ma divide
Il nuovo contratto doveva rappresentare un passo avanti verso l’unità del mondo dell’istruzione, ma rischia di trasformarsi nell’ennesimo simbolo dell’attesa e della frammentazione.
Gli insegnanti vedono il traguardo, ma non possono ancora tagliarlo.
Il personale AFAM, invece, chiede il riconoscimento di una specificità troppo a lungo ignorata.
Nel mezzo, un comparto che oggi è formalmente unico, ma che nei fatti resta diviso da esigenze, percorsi e tempi diversi.



