Il nuovo contratto 2022-24 per i dipendenti degli enti locali segna un cambio importante: ci sono aumenti retributivi, arretrati e soprattutto l’apertura a modelli di lavoro più flessibili. Per esempio, la settimana corta su quattro giorni mantenendo le 36 ore settimanali.
Se da un lato è un passo avanti verso una modernizzazione della Pubblica Amministrazione, dall’altro sarà fondamentale che l’applicazione concreta avvenga con chiarezza, trasparenza e tutela dei lavoratori.
Aumenti e arretrati per i dipendenti degli enti locali
È stata raggiunta l’intesa per il rinnovo del contratto nazionale per il triennio 2022-24 del comparto dei dipendenti delle Regioni, Comuni, Province, Città metropolitane e Camere di commercio (oltre 430.000 lavoratori).
Secondo quanto riportato, l’accordo prevede aumenti medi mensili di circa 142 euro e arretrati medi pari a circa 2.357 euro.
L’intesa è stata siglata da Cisl, Uil e Csa, mentre la sola Cgil si è tenuta fuori dall’accordo.
Tra le novità più rilevanti anche un forte rafforzamento delle tutele legali per i dipendenti e l’apertura a una sperimentazione della settimana corta (su quattro giorni) — tema al quale dedicheremo ampio spazio di seguito.
La settimana corta per i dipendenti degli enti locali
Una delle principali novità dell’accordo è la possibilità per gli enti locali di sperimentare la cosiddetta “settimana corta”: ossia l’articolazione dell’orario su quattro giorni mantenendo però 36 ore settimanali. La disposizione è di carattere volontario e sperimentale.
Così facendo, il dipendente potrebbe lavorare quattro giorni da circa 9 ore al giorno (più pausa) in modo da coprire lo stesso monte ore.
Perché si introduce
Gli obiettivi dichiarati sono:
- migliorare l’equilibrio tra vita privata e lavoro;
- rendere più flessibile l’organizzazione del lavoro nella Pubblica Amministrazione;
- valorizzare il fatto che l’orario settimanale rimanga invariato, quindi non si tratta di una riduzione delle ore ma solo di una diversa distribuzione.



