Nonostante la soppressione ufficiale dell’Ente Nazionale di Assistenza Magistrale (ENAM) ormai da più di un decennio, gli insegnanti della scuola dell’infanzia e primaria si vedono ancora trattenere mensilmente una quota dallo stipendio. Una situazione che continua a generare dubbi, perplessità e – in molti casi – indignazione. Ma perché questa ritenuta non è mai stata cancellata? E a cosa serve oggi?
L’ENAM: storia di un ente “abolito ma non dimenticato”
L’Ente Nazionale di Assistenza Magistrale, meglio conosciuto con l’acronimo ENAM, nacque come istituzione pubblica dedicata al sostegno economico e sociale degli insegnanti delle scuole elementari e dell’infanzia. Oltre a fornire prestazioni di natura assistenziale, offriva anche piccoli prestiti, borse di studio per i figli degli iscritti e soggiorni terapeutici.
Nel 2010, con la legge n. 122 del 30 luglio, il governo Berlusconi decretò la soppressione dell’ente, trasferendo tutte le sue competenze e i suoi fondi all’INPDAP, l’Istituto di Previdenza per i dipendenti pubblici. Ma la storia non si fermò lì: appena un anno dopo, nel 2011, anche l’INPDAP venne inglobato nell’INPS.
Da quel momento, la cosiddetta “Gestione Assistenza Magistrale ex ENAM” è diventata una delle tante sezioni speciali gestite dall’INPS.
Di fatto, l’ENAM come ente autonomo non esiste più, ma le sue funzioni – e soprattutto i suoi contributi – continuano a vivere all’interno dell’istituto previdenziale nazionale.
La ritenuta dello 0,8%: un contributo che non è mai scomparso
L’elemento che più colpisce insegnanti e dirigenti scolastici è che, nonostante l’abolizione dell’ente, la trattenuta sullo stipendio è rimasta invariata. Ogni mese, i docenti della scuola dell’infanzia e primaria vedono decurtarsi una somma pari allo 0,8% della retribuzione base (solo voce stipendiale, escluse indennità e bonus).
In termini pratici, per un insegnante a metà carriera si tratta di circa 10 euro mensili.
Un importo modesto, certo, ma che su scala nazionale rappresenta milioni di euro ogni anno versati alla gestione ex ENAM.
Cosa finanzia oggi la trattenuta ENAM?
Molti docenti credono che, con la chiusura dell’ente, i contributi siano semplicemente “spariti nel nulla”. In realtà, le somme raccolte alimentano la Gestione Assistenza Magistrale INPS, che continua a erogare una serie di prestazioni dedicate al personale scolastico.
Ecco un riepilogo dei principali servizi e benefici ancora attivi per gli iscritti ex ENAM:

Questi servizi vengono gestiti interamente dall’INPS tramite il portale online, dove gli iscritti possono inoltrare le domande, verificare lo stato delle pratiche o partecipare ai bandi per i soggiorni ex ENAM.
Chi è ancora iscritto all’ex ENAM e come si accede ai servizi
L’iscrizione alla Gestione Assistenza Magistrale non è facoltativa: tutti i docenti di ruolo della scuola dell’infanzia e primaria vi rientrano automaticamente.
Ne fanno parte anche:
- gli insegnanti di religione cattolica in servizio nelle scuole statali dell’infanzia e primaria;
- i dirigenti scolastici provenienti dal ruolo di direttori didattici;
Per i pensionati, la trattenuta cessa al momento del collocamento a riposo, ma il diritto ai benefici resta, sia per l’ex docente sia per i familiari conviventi.
L’accesso ai servizi avviene esclusivamente online attraverso il sito dell’INPS, utilizzando SPID, CIE o CNS. È possibile consultare la sezione dedicata alla “Gestione Assistenza Magistrale ex ENAM” per visualizzare bandi, regolamenti e moduli di richiesta.
Le polemiche: perché si paga ancora per un ente soppresso?
Nonostante le rassicurazioni dell’INPS, la questione della “ritenuta fantasma” continua a far discutere. Molti insegnanti considerano ingiusto versare un contributo obbligatorio per un ente che, formalmente, non esiste più.
Le organizzazioni sindacali della scuola – tra cui la Gilda degli Insegnanti – chiedono da anni chiarezza e trasparenza sull’utilizzo di queste risorse, proponendo la restituzione o la riforma del contributo.
D’altro canto, l’INPS difende la trattenuta sostenendo che essa serve a mantenere viva la gestione assistenziale dedicata ai maestri, garantendo servizi e agevolazioni altrimenti inesistenti.
Senza questo fondo, si sostiene, non ci sarebbero risorse per borse di studio, contributi sanitari o aiuti straordinari.
Un paradosso tutto italiano: un ente abolito che continua a vivere attraverso i suoi contributi, un sistema burocratico complesso dove la linea tra “abolizione” e “trasformazione” si fa sottile.



