ll meccanismo del payback sui dispositivi medici è oggi uno dei temi più delicati per la tenuta economica delle piccole e medie imprese del settore sanitario. Per comprenderlo in modo semplice, si tratta di un sistema con cui lo Stato impone un tetto di spesa alle Regioni: quando questo limite viene superato, non è la Regione a coprire la differenza, ma le aziende fornitrici, che devono restituire somme spesso ingenti, anche per anni passati.
Un meccanismo che per molte PMI sta diventando insostenibile: bilanci in sofferenza, rischio di chiusure, tensioni occupazionali e possibili ripercussioni sulla capacità del Servizio Sanitario Nazionale (SSN) di garantire le forniture essenziali.
Per analizzare nel dettaglio le criticità e le richieste delle imprese, Tuttolavoro24.it ha raccolto l’intervista al presidente di Confapi Sanità, Michele Colaci.
L’intervista a Michele Colaci (Confapi Sanità)
Nel comunicato di Confapi Sanità si parla di una proposta di payback “iniqua e insostenibile”. Ci spiega perché la situazione attuale rischia di portare le PMI del settore dei dispositivi medici al collasso?
“Il payback è definito ‘iniquo e insostenibile’ perché impone alle PMI la restituzione retroattiva di somme ingenti a ripiano dello sforamento del tetto di spesa. Secondo Confapi Sanità, questo meccanismo sta portando le aziende al collasso in quanto rappresenta un ‘debito pubblico mascherato da privato’ scaricato sulle spalle delle imprese.
L’impatto concreto sui bilanci comporta mancanza di liquidità, tagli operativi e ritardi nei pagamenti. Il rischio concreto è la cessazione definitiva dell’attività, in particolare per le piccole imprese.”
La Manovra prevede interventi sul payback nel settore farmaceutico, ma non sembra affrontare quello relativo ai dispositivi medici. Perché, a suo avviso, questa differenza di trattamento sussiste e quali sono le ragioni per cui il comparto dei dispositivi medici resta escluso da un intervento analogo?
“Confapi Sanità ha evidenziato che la totale assenza di correttivi per i dispositivi medici nella Legge di Bilancio (pur affrontando il tema per il farmaceutico) rappresenta una ‘gravissima lacuna’.
La differenza di trattamento sussiste perché il Governo avrebbe scelto ‘scientemente di non replicare il modello farmaceutico’ per il settore dei dispositivi medici. Questa è una scelta politica che ha portato all’eliminazione della franchigia per le PMI, un meccanismo di tutela già adottato per il comparto farmaceutico senza obiezioni costituzionali.”
La Corte Costituzionale aveva stabilito che il payback dovesse essere una misura temporanea, limitata al periodo 2015-2018. Ritiene che la sua riproposizione oggi sia in contrasto con quella sentenza? E, se sì, quale principio ritiene venga violato secondo Confapi Sanità?
“La Corte Costituzionale aveva limitato la validità del payback al 2015-2018 riconoscendone la natura temporanea.
Vederlo riproposto oggi, soprattutto in una forma che introduce compensazioni sul payback futuro, significa violare quel principio di temporaneità e colpire la libertà d’impresa.
Questo contrasta con i principi di certezza del diritto e ragionevolezza sanciti dalla Consulta.”
Com’era lo stato di salute delle piccole e medie imprese dei dispositivi medici prima dell’introduzione del payback e come è cambiato dopo? In che modo concreto questo meccanismo ha inciso sui bilanci, sulla liquidità e sulla capacità delle aziende di garantire continuità produttiva?
“Prima del payback le PMI erano la spina dorsale del sistema, garantendo concorrenza e prezzi competitivi.
Dopo, la restituzione di somme non previste e retroattive ha inciso in modo devastante: mancanza di liquidità, tensioni finanziarie, ritardi nei pagamenti, sospensioni nelle forniture e rischio di fallimento.”
Alla luce delle difficoltà attuali, ritiene che il protrarsi di questa situazione possa trasformarsi in una vera emergenza occupazionale? Ci potrebbero essere conseguenze sul lavoro e sulla tenuta complessiva delle aziende, fino alla cessazione definitiva delle attività?
“Sì, la situazione è una vera emergenza. Il protrarsi del meccanismo, in assenza di correttivi, rischia di creare danno all’occupazione e all’intera filiera.
È in gioco la sopravvivenza stessa di centinaia di aziende italiane e migliaia di posti di lavoro, con la concreta possibilità di cessazione definitiva delle attività per le imprese più fragili.”
Confapi Sanità avverte che la crisi del comparto potrebbe compromettere la capacità del Servizio Sanitario Nazionale di garantire le forniture essenziali. In che modo potrebbero verificarsi queste criticità e chi rischia di subirne maggiormente le conseguenze?
“La crisi si riflette sulla capacità del SSN di garantire la continuità delle forniture essenziali.
Interruzioni o fallimenti aziendali potrebbero significare che negli ospedali non sarebbero più disponibili i dispositivi medici, compromettendo qualità e sicurezza delle prestazioni e l’erogazione dei LEA.
A pagarne le conseguenze sarebbero soprattutto i cittadini e il SSN stesso, con il rischio di concentrare il mercato nelle mani di pochi grandi gruppi stranieri.”
Avete chiesto l’esenzione dal payback per le imprese con fatturato fino a 3 milioni di euro. Perché proprio questa soglia e su quali criteri si basa la vostra proposta?
“La soglia di 3 milioni è un intervento fondamentale per tutelare la componente più fragile del comparto.
Si basa sul criterio di protezione delle PMI e microimprese, le meno attrezzate per assorbire un onere retroattivo e le più esposte al rischio immediato di fallimento.”
Dove potrebbe il Governo reperire le risorse necessarie per garantire l’esenzione dal payback alle imprese del settore, senza intaccare gli equilibri di bilancio?
“La soluzione più sostenibile è l’introduzione di una franchigia a costo zero per lo Stato.
Non servono nuovi fondi: basta correggere la destinazione delle risorse già previste.
Il Governo ha distribuito ‘sconti a pioggia’ invece di concentrare le risorse sulla tutela delle PMI italiane, replicando la franchigia già sperimentata nel farmaceutico.”
Se l’esenzione non dovesse essere approvata, quali iniziative Confapi Sanità è pronta a mettere in campo?
“In caso di mancata approvazione dell’esenzione, i ricorsi continueranno fino alla Corte di Giustizia Europea.
La battaglia legale e politica non si fermerà: è in gioco la sopravvivenza delle PMI italiane.”
Uno scenario che richiede risposte urgenti
Dalle parole di Colaci emerge un allarme concreto: il payback, nato per contenere la spesa sanitaria, sta diventando un fattore di instabilità economica e sociale.
Senza correttivi urgenti, il rischio è quello di assistere alla chiusura di centinaia di imprese, alla perdita di migliaia di posti di lavoro e a possibili ricadute sulla capacità del SSN di garantire cure e servizi essenziali.
Confapi Sanità chiede al Governo un intervento mirato, convinta che tutelare le PMI significhi proteggere l’intera filiera sanitaria e, soprattutto, i cittadini.



