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Arretrati Contratto Scuola Rinviati a Febbraio 2026: lo Stop del Governo Blocca Tutto

Gli arretrati del CCNL Scuola 2022-2024 avrebbero potuto essere stati pagati a dicembre 2025. A tutt’oggi non risulta che il Governo abbia trasmesso alla Corte dei Conti l’ipotesi di contratto firmata dall’ARAN e dalle Organizzazioni Sindacali, al di là delle notizie fake che continuano a circolare sul web fondate su di un irrefrenabile copia-incolla tra blog e siti vari.

La causa non è tecnica, ma interamente politica: il Consiglio dei Ministri non si riunisce più dal 5 novembre, e di conseguenza il contratto scuola non è stato trasmesso alla Corte dei Conti per la necessaria registrazione. Né è in calendario per la prossima settimana, come si evince dall’agenda ufficiale del sito del Governo, la premier Giorgia Meloni è impegnata in eventi di natura internazionale:

Senza l’avvio di questo passaggio formale, nessun pagamento può essere avviato e i tempi tecnici non consentono il pagamento a dicembre.

La campagna elettorale nelle Regioni blocca l’iter del contratto

Il ritardo non è casuale. Con il rinnovo dei Consigli Regionali in Campania, Puglia e Veneto, il Governo è entrato in modalità “campagna elettorale”. Molti ministri, invece di proseguire l’attività ordinaria, hanno partecipato alle iniziative a sostegno dei candidati del proprio schieramento.
Risultato:

  • nessuna ulteriore riunione del Consiglio dei Ministri;
  • nessuna deliberazione di invio del CCNL scuola alla Corte dei Conti;

Il personale della scuola, dunque, si trova penalizzato da un vuoto politico, proprio nel momento in cui si attendevano gli arretrati.

Cosa prevede il contratto scuola e quali aumenti sono già stabiliti

Il CCNL istruzione e ricerca 2022-2024 è completamente negoziato: le tabelle economiche sono definite e gli aumenti stipendiali già calcolati.
Gli incrementi medi sono:

  • 25–53 euro netti mensili per il personale ATA;
  • 31–50 euro netti mensili per i docenti, a seconda dell’anzianità;
  • fino a 56 euro netti per i funzionari.

Gran parte degli incrementi era già stata anticipata nel 2023 tramite il DL “Anticipi”, che ha coperto oltre il 60% dei nuovi valori tabellari.
Restano da pagare:

  • gli aumenti residui;
  • le indennità aggiornate (RPD, CIA, ecc.);
  • soprattutto gli arretrati del triennio, particolarmente attesi da docenti e ATA a tempo determinato, compresi quelli con contratto al 30 giugno.

Perché gli arretrati non possono arrivare prima di febbraio

Poiché il Governo non ha completato l’iter, tutti i passaggi successivi che portano alla firma definitiva slittano di almeno 60–90 giorni.
Anche se il CDM dovesse riunirsi a fine novembre o dicembre, anche se la Corte dei Conti chiudesse la procedura entro dicembre, tutto slitterebbe a febbraio perché gli stipendi di gennaio sono emessi il 30 dicembre e le operazioni relative al conguaglio fiscale non consentirebbero appunto il pagamento con emissione speciale prima del mese di febbraio 2026.

Non tutto il male viene per nuocere, non si pagheranno le addizionali sugli arretrati

Se da un lato il ritardo non consente di avere i soldi subito, lo slittamento di due mesi fa in modo che gli arretrati siano tassati a tassazione separata.

La tassazione separata ha il vantaggio che gli arretrati maturati a tutto il 31 dicembre 2025 non vengano sottoposti alla tassazione ordinaria (aliquota massima) e non sono assoggettati al pagamento delle addizionali regionali e comunali, addizionali particolarmente esose soprattutto nelle regioni Lazio e Campania.

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