Dopo quattro giorni di trattativa no-stop nella sede di Confindustria a Roma, Federmeccanica-Assistal e Fim-Fiom-Uilm hanno firmato questo pomeriggio il nuovo Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro dei metalmeccanici industria.
Lo si apprende da un comunicato unitario di Fim-Fiom-Uilm uscito pochi minuti fa.
L’accordo, attesissimo da oltre un milione e mezzo di lavoratori, garantisce un aumento di 205 euro sui minimi contrattuali al livello medio C3, distribuiti nell’arco di quattro anni. Un risultato considerato significativo dai sindacati, che rivendicano una difesa reale del potere d’acquisto e una struttura salariale coerente con la piattaforma unitaria.
Nelle prossime ore saranno disponibili anche i dettagli relativi agli aumenti retributivi e i singoli importi per ogni livello di inquadramento.
Gli aumenti previsti
Secondo i dettagli appresi dal comunicato stampa di Federmeccanica e Assistal, le associazioni che rappresentano i datori di lavoro del settore, l’accordo prevede 205 euro per l’intera vigenza contrattuale. Nel dettaglio 177 euro sui minimi nei prossimi tre anni – a giugno – così divisi:
– 53 euro/mese nel 2026,
– 59 euro/mese nel 2027
– 65 euro/mese nel 2028
– importi a vanno aggiunti i circa 28 euro già erogati a giugno 2025 (come adeguamento automatico in base all’IPCA NEI). Per un totale di 205 euro per i lavoratori inquadrati al livello C3.
Previsto anche un aumento dei flexibile benefits (welfare) che passano dagli attuali 200 a 250 euro annui.
La tenuta del sistema Ipca-nei e la clausola anti-inflazione
Una delle conquiste centrali riguarda la conferma del meccanismo economico del contratto. Nel nuovo CCNL resta garantito l’aggancio – ogni mese di giugno – all’Ipca al netto degli energetici importati, la quota di salario aggiuntivo e soprattutto la clausola di salvaguardia che scatta in caso di picchi inflattivi nei prossimi anni.
Per Fim-Fiom-Uilm questo impianto rappresenta la vera barriera contro l’erosione dei salari, un tema particolarmente sensibile dopo due anni di rincari generalizzati. Dunque anche questo è un importante risultato che giustamente i sindacati sottolineano.
Riduzione dell’orario e contrasto alla precarietà
Tra le novità principali entra anche l’avvio della sperimentazione sulla riduzione dell’orario di lavoro, che sarà affidata a una commissione dedicata. Accanto a ciò, il contratto introduce misure importanti contro la precarietà: viene fissata una quota minima del 20% di stabilizzazioni per poter prorogare i contratti a termine oltre i 12 mesi e viene sancito il diritto dei lavoratori in staff leasing alla stabilizzazione dopo 48 mesi di missione.
Più tutele, formazione, sicurezza e diritti
Il rinnovo rafforza l’intero impianto normativo: relazioni sindacali più strutturate, maggiori diritti di informazione, diritto soggettivo alla formazione, miglioramenti sulle tutele per malattia dei lavoratori gravi e disabili, norme più robuste sulla sicurezza e una sezione dedicata al contrasto alla violenza contro le donne.
La dichiarazione dei segretari generali
Uliano, De Palma e Palombella parlano di “una trattativa sofferta, ma conclusa con un buon contratto”. Sottolineano che sono stati ottenuti i capisaldi della piattaforma: aumenti certi, avvio della riduzione dell’orario, stabilizzazione dei precari. “Abbiamo salvato il potere d’acquisto e il CCNL stesso. Un risultato che dà futuro ai lavoratori e rafforza le aziende”.



