HomeEvidenzaDidattica a distanza, Istat: ecco come ha penalizzato gli alunni più deboli

Didattica a distanza, Istat: ecco come ha penalizzato gli alunni più deboli

L’attivazione della Didattica a distanza (DAD), resa obbligatoria a partire dal 9 aprile 2020 (d.l. 8 aprile 2020, n.22) per far fronte all’emergenza sanitaria da Covid-19, ha rappresentato un ostacolo al proseguimento dei percorsi di inclusione intrapresi dai docenti, riducendo sensibilmente la partecipazione degli alunni con disabilità”.

Lo rivela l’Istat nell’annuale ”Rapporto sull’inclusione scolastica degli alunni con disabilità 2019-2020”.

Le attività per l’inclusione scolastica non sono mai state in salita come quest’anno a causa del Covid e parliamo, secondo il report Istat della ”presenza in aula, le relazioni con i propri compagni, il sostegno di figure competenti opportunamente formate, la presenza e la fruibilità di tecnologie adeguate, l’accessibilità dello spazio”. Tutte attività che hanno un “ruolo fondamentale nel favorire la partecipazione degli alunni con disabilità“.

Nell’anno scolastico 2019/2020 gli alunni con disabilità che frequentano le scuole italiane sono quasi 300 mila (pari al 3,5% degli iscritti), oltre 13 mila in più rispetto all’anno precedente, con un incremento percentuale, ormai costante negli anni, del 6%. 

Uno degli aspetto maggiormente critici è che con la DAD “i livelli di partecipazione sono diminuiti sensibilmente, tra aprile e giugno 2020, oltre il 23% degli alunni con disabilità (circa 70 mila) non ha preso parte alle lezioni, quota che cresce nelle regioni del Mezzogiorno dove si attesta al 29%. Gli altri studenti che non partecipano costituiscono invece l’8% degli iscritti. Anche in questo caso si riscontrano ampie differenze territoriali: le regioni del Centro si distinguono per la più bassa percentuale di studenti esclusi (5%) mentre nel Sud del Paese la quota risulta quasi raddoppiata (9%)”. 

motivi che sono alla causa di questo fenomeno sono molteplici, ”tra i più frequenti” – segnala l’Istat – ci sono certamente “la gravità della patologia (27%), la mancanza di collaborazione dei familiari (20%) e il disagio socio-economico (17%)”.

“Il motivo dell’esclusione – si legge ancora nel rapporto – è dovuto alla difficoltà nell’adattare il Piano educativo per l’inclusione (PEI) alla Didattica a distanza (6%), alla mancanza di strumenti tecnologici (6%) e, per una parte residuale, alla mancanza di ausili didattici specifici (3%)”.

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