3,8 miliardi di euro. A tanto ammontano le risorse stanziate dal Governo per il rinnovo dei contratti collettivi dei dipendenti pubblici. Si tratta di un importante finanziamento che però non ha trovato la soddisfazione dei sindacati che il 9 dicembre scorso hanno prontamente proclamato uno sciopero, che però ha raccolto solo il 1,98% di adesioni (dati Ministero Funzione Pubblica). Dati deludenti se si pensa che i lavoratori del pubblico impiego sono circa 3 milioni.
In ogni caso a questi lavoratori spetterà un aumento di stipendio che dovrà essere negoziato proprio con i sindacati. A quanto ammonterà l’incremento? E’ possibile fare delle stime?
A tenarci è Il Sole 24 Ore in edicola oggi:
“Gli effetti reali dipendono ovviamente dalla busta paga di ciascuno, che a sua volta è figlia del comparto, dell’anzianità e della posizione occupata. Per averne un’idea è possibile però applicare i tassi di incremento alle buste paga reali nei diversi comparti del pubblico impiego, misurate dall’Aran sulla base dei dati della Ragioneria generale. Al netto delle variabili che possono essere introdotte nel negoziato, […] si andrebbe dai 65 euro lordi al mese per le categorie più basse negli enti locali ai 191 euro degli impiegati con il posizionamento migliore alla presidenza del consiglio. Con un’eccezione per le Autorità indipendenti, dove gli stipendi sono decisamente più ricchi e un aumento pari a quello delle altre categorie porterebbe nei cedolini 265 euro lordi in più ogni mese. Nella Pa centrale la media si attesterebbe intorno ai 105 euro, figlia dei 95 euro calcolati per i ministeri, i 117 delle agenzie fiscali e i 126 degli enti pubblici non economici”.