Non si chiama Emiliano, ma Emanuele. Non ha mai aperto uno studio da commercialista poi chiuso “causa Covid”. Non guadagna 4mila euro al mese. E ha fatto parte della delegazione del sindacato Ugl che lo scorso settembre ha firmato con Assodelivery, l’associazione delle piattaforme, un contratto collettivo nazionale per i rider considerato di comodo dai confederali perché legittima il cottimo, bocciato dal ministero del Lavoro e infine disconosciuto da JustEat. Emanuele Zappalà, il fattorino di Deliveroo intervistato dal Messaggero il 15 gennaio e diventato poi protagonista di un commento della Stampa intitolato Da commercialista a rider felice, ha semplicemente studiato ragioneria e fatto tirocinio in uno studio come addetto alle buste paga. E si mantiene con le consegne da ben prima della pandemia.
È dall’ufficio stampa della lobby che rappresenta i gruppi del delivery che sono arrivate, diversi giorni dopo la pubblicazione dell’articolo, rettifiche e precisazioni: “Con Ugl ho partecipato ai tavoli negoziali per la trattativa che ha portato alla firma del CCNL Rider – dice Zappalà, 37 anni e non 35 come riportato dal Messaggero. “Questo tipo di lavoro riesce infatti ad assicurarmi compensi importanti, migliori rispetto ad altri lavori”. In media 2mila euro, riferiva nell’intervista, “ma anche tremila al mese quando gira tutto nel verso giusto”. Sulla Stampa si parlava di “anche 4mila”. Quest’ultima cifra nella mail non è confermata, i 2-3mila euro sì: in allegato anche le presunte schermate della app di Deliveroo – quella che secondo il tribunale di Bologna attribuiva ai rider punteggi calcolati con metodo antisindacale, penalizzando chi si ammalava o scioperava – con i compensi ricevuti mese per mese. Una dà conto di un picco giornaliero di 180 euro raggiunto sabato 25 aprile, festa della Liberazione caduta in pieno lockdown.
“Sono numeri plausibili, ma a che condizioni?”- si chiede Tommaso Falchi del sindacato indipendente Riders Union Bologna. “Non ti devi mai ammalare, devi essere sempre disponibile in modo da scalare il ranking delle piattaforme e lavorare anche 12 ore al giorno, sei giorni su sette. Per noi questo non è un modello etico da perseguire”. In realtà la grande maggioranza dei fattorini ha difficoltà ad ottenere consegne e trovare turni liberi, finendo per guadagnare pochi euro all’ora senza ferie né malattia. “Zappalà è uno dei cottimisti più in vista, artefice e responsabile dell’accordo che ha permesso il taglio delle paghe e il peggioramento delle condizioni di tutti, in complicità con le piattaforme”, attacca in un post su Facebook la rete ‘Rider per i diritti’. “Volete vedere un rider felice? Paga oraria degna, in linea con i minimi tabellari di un CCNL di settore, e un contratto vero con garanzie e tutele piene per tutte e tutti. Questo è quello di cui abbiamo bisogno, tutto il resto è fiction!”.
Zappalà non ha voluto parlare con ilfattoquotidiano.it, affidando a risposte scritte le proprie correzioni. “Collaboro in qualità di rider con Deliveroo da luglio 2018 svolgendo consegne in moto” scrive, negando quindi di aver iniziato a fare consegne a causa del Covid e di girare in bici. E prima? “Non ho svolto la professione di commercialista: ho studiato ragioneria e ho fatto un tirocinio presso uno studio commerciale in qualità di addetto alle buste paga circa 5 anni fa. Prima ho fatto di tutto: ho lavorato in cucina in un pub, fatto l’agente assicurativo e aiutato la mia famiglia che aveva un camion bar, facevamo panini. Poi nel 2018 ho voluto provare e mi sono iscritto alla piattaforma”.
L’intervista del Messaggero ripresa dalla Stampa ha fatto discutere perché quello del rider viene descritto come un lavoro molto redditizio e soddisfacente, senza nessun riferimento alle proteste dei fattorini che da anni denunciano salari da fame, condizioni di lavoro degradanti, totale assenza di tutele. Ma in piena continuità con le posizioni che Zappalà ha più volte espresso in passato: “Noi non vogliamo che venga abolita la parola ‘cottimo’”, spiegava nell’ottobre del 2019 all’agenzia Dire durante una manifestazione contro l’emendamento al decreto imprese, che mirava a introdurre tutele per i rider e la paga oraria minima. Ed è lo stesso Zappalà a esultare dopo la firma del contratto con Assodelivery, dicendosi “molto contento” in un’intervista video insieme al segretario dell’Ugl, Paolo Capone.
L’articolo La vera storia del “rider felice”: non faceva il commercialista, non guadagna 4mila euro al mese e ha voluto il ccnl che legittima il cottimo proviene da Il Fatto Quotidiano.
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Fonte: ilfattoquotidiano.it