AGI – La crisi colpisce sempre più duramente le donne. Secondo l’Istat, il mese scorso gli occupati sono diminuiti di 101.000 unità: 99.000 sono donne e appena 2.000 uomini.
Nei dodici mesi, il saldo negativo di 444.000 unità è composto da 312.000 donne e 132.000 uomini.
Il tasso di disoccupazione è salito al 9,0% (+0,2 punti) a dicembre.
La diminuzione dell’occupazione (-0,4% rispetto a novembre) coinvolge oltre alle donne, i dipendenti e autonomi e caratterizza tutte le classi d’età, con l‘unica eccezione degli ultracinquantenni che mostrano una crescita
I lavoratori autonomi sono diminuiti il mese scorso di 79.000 unità (80%), i dipendenti di 23.000 unità.
Nell’arco dell’anno gli indipendenti sono scesi di 209.000 unità. Tra i lavoratori dipendenti a pagare il conto sono solo i lavoratori a termine che scendono di 393.000 unità, a fronte di un aumento di 158.000 unità di quelli permanenti grazie al blocco dei licenziamenti.
Se il blocco non verrà prorogato – avverte la Cgil – saremo allora di fronte “a una vera e propria bomba sociale”. “Donne, giovani, lavoratori autonomi hanno già pagato un prezzo altissimo, destinato a salire qualora non si mettano in campo strumenti straordinari e innovativi per governare la fase di transizione che verrà determinata dall’onda lunga della crisi”.
Il calo dell’occupazione – nota la Cisl – è ancora una volta concentrato sulle donne e sui giovani, meno tutelati dal divieto di licenziamento in quanto spesso impegnati in lavori a termine; ma colpisce anche il crollo dell’occupazione indipendente. “Affinché tale situazione, già gravemente compromessa, non precipiti” sono sempre più urgenti, secondo la Cisl, la proroga del divieto di licenziamento e della cassa integrazione Covid, senza alcuna selettività, così come la riproposizione delle indennità, in particolare per lavoratori con co.co.co. e partita Iva iscritti alla Gestione separata. Ma soprattutto occorre “superare velocemente l’empasse della crisi di governo”.
Anche per la Uil “l’effetto pandemia si sta abbattendo con maggior virulenza su giovani e donne, quelli su cui gravano maggiormente contratti instabili”; in un mercato del lavoro “con febbre alta” servono politiche attive e recupero del gap occupazionale di genere con investimenti in servizi materiali ed immateriali.
Interventi mirati per le piccole imprese, attivati dalle risorse del Recovery Plan, chiede la Confesercenti, in modo da fermare “il collasso dei lavoratori indipendenti”: diversamente, “il rischio concreto di una permanente distruzione del potenziale produttivo sarà realtà, con un danno incalcolabile per il tessuto economico e sociale del nostro Paese”.
Secondo il presidente della fondazione Adapt Francesco Seghezzi, il 2020 lascia in eredità “uno scenario assolutamente drammatico” e comunque “calmierato dal fatto che è ancora in essere il blocco dei licenziamenti”.
E quando questo terminerà “si può immaginare uno scenario peggiore“.
“Ad oggi hanno pagato le fasce di lavoro più deboli, le donne e i giovani con contratti temporanei. Ma non si può escludere che ci sarà un’ulteriore crisi che andrà a riguardare le persone che pensavano di essere tutto sommato tutelate: potrà essere la nuova faccia della crisi”. Bisogna allora – conclude Seghezzi – pensare ai giovani e alle donne, alla riqualificazione di quanti hanno perso il lavoro in questi mesi: “Non si può congelare la situazione ma occorre prepararsi facendo attività di formazione”.
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Fonte: agi.it