HomeEconomia & LavoroPartite Iva “apri e chiudi”, ecco come si consuma l’evasione in Veneto

Partite Iva “apri e chiudi”, ecco come si consuma l’evasione in Veneto

Sono molte le attività cinesi radicate nella nostra penisola, dai negozi di souvenir nelle grandi città turistiche ai vari bar e ristoranti in tutta Italia, senza trascurare le migliaia di aziende della filiera della Moda che lavorano nella catena di subfornitura per le grandi griffes che si collocano soprattutto nelle regioni a vocazione manifatturiera.

Tra queste c’è il Veneto dove in seguito alle indagini guidate dal comandante della Guardia di finanza di Treviso, colonnello Francesco De Giacomo, è stato portato alla luce un fenomeno che ha del clamoroso.

Negli ultimi 12 anni sono state aperte e chiuse nel giro di pochi mesi circa 15mila partita Iva, tutte appartenenti ad imprese cinesi, grazie alle quali 570 milioni di euro sono stati esportati nel loro paese d’origine.

È Il Gazzettino a riportare i numeri di questo fenomeno. Nelle colonne del quotidiano, infatti, si legge che “tra il 2008 e il 2012 in Veneto si sono registrati 45mila immigrati cinesi e l’avvio di 14.914 partite Iva. Di questi imprenditori però il 58% dichiara zero reddito e il 21% inferiore a 5.600 euro. In questi dodici anni tuttavia sono stati accertati debiti fiscali per 900 milioni, a fronte dei soli 33 riscossi dallo Stato (3,7%). Parimenti su 260 milioni di contributi dovuti all’Inps, solo 9 milioni (3,5%) sono tornati nelle casse dell’Erario, per una infedeltà fiscale che si assesta al 95%. Nello stesso periodo inoltre tramite i soli intermediari finanziari sono stati trasferiti all’estero 570 milioni di euro.

De Giacomo spiega che “«solo nel Trevigiano negli ultimi due anni hanno aperto 331 partite Iva cinesi e ne sono state chiuse 317. Ci sono singoli imprenditori che ne hanno aperte più di 20 in cinque anni. Ciò perché queste imprese vengono aperte e chiuse in un lasso di tempo più breve della durata dell’iter per avviare i dovuti accertamenti e individuare gli illeciti. Restano attive qualche mese senza pagare le tasse e versare i contributi, fanno sparire i profitti e chiudono»”.

Questo fenomeno, che non riguarda solo il Veneto ma che è purtroppo esteso a tutta Italia, ha generato un debito fiscale di 900 milioni di euro e 260 milioni di contributi mai versati all’Inps.

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