AGI – Il confronto tra il ministro del Lavoro Andrea Orlando e Confindustria inizia con una “perplessità” sul metodo: la esprime il vicepresidente Maurizio Stirpe, per la scelta di “tenere i tavoli separati con le controparti sindacali senza mai arrivare a fare una sintesi sui problemi che riguardano tutte le parti sociali”. “Questo – ha affermato Stirpe – alla lunga può costituire a un grave vulnus”. Orlando da parte sua sottolinea che la sua volontà è di impostare un metodo di lavoro “improntato al massimo confronto e all’ascolto, metodo quanto mai necessario nella fase di emergenza che stiamo vivendo”.
Nel merito, Confindustria richiama al “pragmatismo”: il blocco dei licenziamenti è giusto che rimanga laddove le attività sono sospese per legge, se vi sono riduzioni di attività dovute al mercato bisogna consentire alle aziende di potersi riposizionare, per far ripartire il mercato del lavoro. Posizione simile viene rappresentata dal presidente di Confapi Maurizio Casasco: “Sui licenziamenti è necessario attivare un tavolo tecnico con le parti sociali, per individuare le fattispecie selettive che ne consentano uno sblocco parziale”.
Mauro Lusetti, presidente dell’Alleanza delle Cooperative, dichiara che dal divieto di licenziamento in scadenza il 31 marzo è opportuno uscire attraverso un percorso graduale, prevedendo un regime differenziato: impossibilità di licenziare per le imprese che utilizzano gli ammortizzatori Covid, possibilità di farlo per quelle che non li usano. Secondo il presidente della Cna, Daniele Vaccarino l’eventuale prosecuzione del blocco dei licenziamenti deve essere accompagnata da ulteriori settimane di integrazione salariale e dallo stanziamento delle relative risorse. Anche Confcommercio chiede di prorogare la cassa Covid, confermando anche le indennità già riconosciute ai lavoratori stagionali, professionisti, sport e spettacolo.
Tutte le associazioni concordano sulla necessità di riformare gli ammortizzatori sociali. Confindustria ricorda di aver presentato la sua proposta il 16 luglio scorso. Confapi sostiene la necessità di andare verso un ammortizzatore sociale ‘unico’ finanziato attraverso una contribuzione da parte di tutti i settori produttivi; anche per frenare il ricorso ‘sistemico’ alla cassa integrazione in deroga, che pesa sulla fiscalità generale. Confcommercio ritiene che la riforma dovrà essere universale ed inclusiva, ma con strumenti differenziati, considerando anche le legittime istanze del mondo del lavoro autonomo.
Per la Cna universalità di tutele non deve significare unicità di strumenti. Secondo il presidente di Confartigianato, Marco Granelli, vanno estese le tutele alle aree oggi escluse, ma garantendo e valorizzando le specificità: quindi, sì ad ammortizzatori sociali per tutti i lavoratori, ma no ad un unico ammortizzatore sociale identico per tutti i settori.
Confindustria e Confapi hanno anche colto l’occasione per richiamare Orlando sulle misure volute dal M5S che andrebbero riviste: “Se affrontiamo il problema della riforma degli ammortizzatori – ha affermato Stirpe – potremo anche finalmente affrontare il tema del reddito di cittadinanza, che non dà nessuna risposta in termini di politiche attive. Sarebbe anche utile rivedere alcune storture causate dal decreto Dignità in merito al contratto a termine, mitigando quegli aspetti che rischiano di bloccare la ripresa occupazionale in settori particolarmente colpiti dal Covid come quello dei servizi”, “Va fatto necessariamente qualcosa anche sul versante della flessibilità – ha detto Casasco – per esempio estendendo oltre il 31 marzo la possibilità di prorogare i contratti a termine senza causale”.
Orlando, su Facebook, non è entrato nel merito delle questioni ma ha sostenuto che “bisogna usare questi mesi che ci separano dalla ripresa della normalità per ragionare e prevedere che cosa potrà accadere dopo”.
“Dobbiamo prevedere politiche specifiche e mirate per fare in modo che l’impatto della pandemia su questi settori non solo non provochi piaghe incurabili, ma aiutarli e accompagnarli nel nuovo scenario che si è determinato”. “Un conto è affrontare un’emergenza avendo una prospettiva e provando a prevedere il dopo e un conto è affrontarla al buio. Credo che il nostro compito – ha concluso – sia quello di provare insieme a costruire questa prospettiva”.
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Fonte: agi.it