Il 6 marzo è entrato in vigore il Dpcm Pasqua, il primo firmato dal neo-premier Mario Draghi, ma a distanza di pochissimi giorni vista l’inarrestabile crescita dei contagi sembra essere “già vecchio”. Da più parti (Comitato tecnico scientifico, Istituto Superiore di Sanità, Ministero della Salute) si insiste per rivedere le regole sulle relazioni e sulle attività economiche per arginare la fuga in avanti delle varianti Covid.
Lo scrive oggi il quotidiano Corriere della Sera in edicola oggi:
“La filosofia del Dpcm in vigore fino al 6 aprile affida ai presidenti delle Regioni e ai sindaci la responsabilità di adottare misure più restrittive. Ma ora, visto che il virus non accenna a rallentare la corsa, sì impone la necessità di uniformare le regole e valutare il rafforzamento della fascia gialla nazionale. Una nuova stretta che potrebbe partire già nel fine settimana. E c’è da discutere con gli scienziati del Cts se il parametro dei 250 casi su 100.000 persone, già applicato per le scuole, sia quello giusto per far scattare in automatico la zona rossa: le Regioni sono molto critiche, perché disincentiva a fare i tamponi. Per il ministro della Salute bisognerebbe dare un altro (energico) giro di chiave, per diminuire le relazioni tra le persone e consentire agli ospedali di riprendere fiato. In tv da Lucia Annunziata Roberto Speranza ha condiviso la sua ansia con gli italiani: «Mi aspetto che l’impatto delle varianti possa far crescere ancora la curva»”.
Dunque il Dpcm affida alle Regioni più poteri in ordine alle misure restrittive da adottare, ma secondo le Regioni questo sta disincentivando le persone a fare i tamponi e i dati reali che arrivano sui contagi non corrispondono alla realtà. Ecco perchè la palla potrebbe passare a Draghi – oggi è prevista un’altra riunione della Cabina di regia – per adottare una altro Dpcm con misure più severe.