Per una riapertura delle scuole in sicurezza dopo Pasqua il ministro dell’istruzione Patrizio Bianchi ha proposto al generale Francesco Paolo Figliuolo – Commissario straordinario all’emergenza – di effettuare uno screening degli studenti sottoponendoli a tamponi rapidi e salivari. Il Governo non sembra, al momento intenzionato a perseguire questa strada. L’ipotesi “tampone” resta però sul tavolo poichè Figliuolo parrebbe intenzionato a valutare la questione ma solo per campioni di studenti.
Ma in cosa consistono questi tamponi salivari della proposta del Ministro?
Nell’articolo del Corriere della Sera in edicola oggi, a firma di Laura Cuppini, viene spiegato cosa sono i tamponi rapidi salivari e quali sono i limiti di questo test diagnostico:
“I test antigenici rapidi , meno precisi dei molecolari, rilevano la presenza del virus non tramite l’acido nucleico (Rna), ma attraverso le sue proteine (antigeni): forniscono i risultati in meno di mezz’ora e sono eseguibili ovunque. Danno però una certa percentuale di <falsi>: la sensibilità (probabilità che un soggetto malato risulti positivo al test) varia tra 70 e l’86% e la specificità (probabilità che un soggetto sano risulti negativo al test) tra il 95 e il 97 per cento. Se il test rapido risulta positivo, può essere richiesta la conferma tramite il tampone molecolare. I test rapidi salivari, ancora in fase di sperimentazione (e dunque non autorizzati in Italia), vengono fatti su un campione di saliva, per cui non è necessario il tampone naso-oro-faringeo: questo li rende particolarmente adatti ai bambini“.
I test antigenici rapidi, dunque, hanno il vantaggio di dare risultati in poco tempo e di essere eseguibili ovunque (anche a scuola). Come evidenziato dalla giornalista del CorSera, l’essere effettuati su un campione di saliva li rende meno invasivi e più adatti per i bambini. Di contro, però, danno una percentuale non trascurabile di risultati falsi, che li rende meno precisi dei tamponi molecolari.
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