La società di informatica della famiglia Tripi (3.500 dipendenti con sedi su tutto il territorio nazionale) si è lasciata alle spalle la crisi del 2011-2016 anche grazie ai sacrifici delle lavoratrici e dei lavoratori che, attraverso i Contratti di Solidarietà e la riduzione/sospensione di diversi istituti contrattuali aziendali, hanno permesso ad Almaviva di risparmiare più di 100 milioni di euro complessivi sul Costo del Lavoro.
Nel 2018 i ricavi hanno superato i livelli pre-crisi, nel 2019 la crescita è continuata e si aspetta solo la pubblicazione del nuovo bilancio per conoscere il miglioramento avuto nel 2020 (anno pandemico ma positivo, dal punto di vista economico, per Almaviva).
Se pensate che, per gli ottimi risultati fin qui raggiunti, le lavoratrici ed i lavoratori Almaviva avrebbero meritato un grazie allora siete fuori strada. Infatti niente Premio di risultato nel 2018 e nel 2019 mentre, dall’altra parte, ricchi incentivi MBO ai dirigenti e generoso aumento dei compensi ai 12 membri del CdA (da circa 1,4 milioni nel 2018 a circa 2,5 milioni nel 2019).
Ma non basta. In risposta alle richieste della piattaforma sindacale – preparata nelle assemblee e votata in un referendum da tutti i lavoratori – Almaviva, pur riconoscendo la “moderazione” delle richieste, ha alzato la posta proponendo una sua contro-piattaforma che prevede lo smantellamento degli accordi sindacali vigenti, a partire dagli istituti salariali aziendali e dalle norme sull’orario e sulle ferie.
Sullo Smart Working, che oggi coinvolge più del 90% dei dipendenti, Almaviva ha dichiarato di voler abolire il buono pasto e non fa concessioni (se non quelle obbligate) sulle dotazioni tecnologiche e strumentali necessarie, a dispetto delle lavoratrici e dei lavoratori che con questa modalità hanno garantito e garantiscono il raggiungimento degli attuali risultati in questo periodo di pandemia.
La trattativa, vista la complessità della situazione e la “radicalità” della posizione aziendale, potrebbe portare a una soluzione condivisa solo se prevalesse lo spirito di confronto e a patto di lasciare un tempo adeguato alla discussione tra le parti. Ma Almaviva, in risposta a una formale richiesta di Fim, Fiom e Uilm nazionali, ha già detto che non accetta di andare oltre l’attuale scadenza degli accordi (31 marzo 2021) e che intende applicare il solo CCNL a partire dal 1 aprile.
Le assemblee, on-line e partecipatissime, che si sono tenute nei giorni scorsi hanno dato un mandato forte e chiaro al Coordinamento delle Rsu di Almaviva: adesione alle iniziative che saranno necessarie per sbloccare il negoziato e il respingimento delle pretese della Direzione aziendale.
È con questo spirito e in stretto contatto con Fim, Fiom e Uilm che stiamo affrontando questa difficile fase della trattativa, pronti a mettere in campo la forza delle lavoratrici e dei lavoratori se l’azienda deciderà di dare seguito alle proprie minacce.
Coordinamento Rsu Almaviva Spa
Fim, Fiom, Uilm nazionali
Roma, 30 marzo 2021
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Fonte: fiom-cgil.it