Ieri il Senato ha approvato la legge delega sul Family Act, l’insieme di norme che introdurrà ulteriori tutele per la genitorialità e la maternità. Tra queste vi è anche l’Assegno unico e universale per ogni figlio a partire dal settimo mese di gravidanza fino ai 21 anni di età.
Secondo gli impegni politici del Governo – da ultimo le parole del premier Mario Draghi della settimana scorsa che ha anche ribadito l’impegno a far partire l’’Assegno’ dal 1° luglio di quest’anno – l’importo dovrebbe essere di 250 euro per ciascun figlio, da modulare in base al reddito.
Tuttavia l’importo “promesso” sembra non poter essere garantito, a cominciare da questo primo anno dove mancherebbero all’appello 800 milioni di euro.
Lo mette in luce Il Sole 24 Ore in edicola oggi:
“Sul piatto ci sono 20 miliardi di euro, di cui 12,9 derivanti dalla soppressione delle misure attualmente in vigore (in primis 7,8 miliardi dalle detrazioni fiscali per i figli a carico, ma solo quelle per gli under 21, e 4,7 miliardi dagli assegni al nucleo familiare per le famiglie con minori) e circa 6 miliardi di nuove risorse stanziate con le ultime leggi di Bilancio.
Difficile immaginare, stando alle prime simulazioni, che con queste risorse si arrivi a poter garantire in modo universale fino a 250 euro a figlio. Inoltre, nella fase attuativa bisognerà stare attenti che il riordino non penalizzi alcuni nuclei: il passaggio al nuovo assegno sarà sicuramente un beneficio per circa 440mila famiglie oggi non raggiunte (tra cui gli incapienti ai fini Irpef per le detrazioni fiscali e i lavoratori autonomi scoperti dagli Anf), ma non è detto che per tutta l’operazione porti a un guadagno”.
Dunque con la chiusura della fase parlamentare ora la ‘palla’ passa al Governo, che dovrà attuare la normativa con un decreto legislativo entro 3 mesi e nel frattempo per rendere effettivi i 250 euro dovrà trovare inevitabilmente nuove risorse.
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