Il decreto legge n. 44/2021, in questi giorni in discussione in Parlamento, ha rivisto la normativa sui concorsi pubblici dietro la spinta politica del ministro per la Pubblica Amministrazione Renato Brunetta che punta a snellire i tempi delle selezioni e attribuendo maggior valore allo studio rispetto che ai quiz. Da più parti, nel mondo politico, viene espressa preoccupazione per le novità che sembrano attribuire un’ampia discrezionalità alle amministrazioni. Fino al punto, come sottolinea ieri la ex Ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina in una lettera al Corriere della Sera a proposito dell’applicazione delle nuove regole dei concorsi alla Scuola, da poter “condurre le amministrazioni a consentire l’accesso alle prove concorsuali (scritte e/o orali) previa scrematura per titoli, privilegiando dunque più l’esperienza acquisita che gli studi e la competizione concorsuale in sé”. Tradotto: il nuovo sistema finirebbe per privilegiare i precari, magari con ‘meno titoli’, a scapito dei neolaureati.
Il tema è ripreso anche dal Corriere della Sera in edicola oggi che fa sapere anche qual è la posizione del Ministero dell’Istruzione sul dibattito:
“In vista di settembre è la questione di una probabile sanatoria dei precarsi a infiammare il dibattito. Litigano i due sottosegretari all’Istruzione, il leghista Rossano Sasso e la grillina Barbara Floridia. Ma è l’ex ministra Lucia Azzolina a lanciare il sasso nello stagno. Numeri alla mano sostiene che anche nel caso del concorso ordinario già bandito, con le regole semplificate del decreto Brunetta, si rischierebbe di privilegiare i precari rispetto ai neolaureati. Il ministero della Funzione Pubblica si chiama fuori. Dal ministero dell’Istruzione la replica è immediata: lavoriamo ‘per dare risposte al precariato e per creare un percorso stabile e innovativo di accesso all’insegnamento’“.
Dunque, dal Ministero dell’Istruzione gettano acqua sul fuoco con parole che lasciano intendere in maniera molto chiara che non si intende privilegiare una posizione rispetto ad un altra. Sia i precari, che da anni si battono per un posto stabile, sia coloro che per la prima volta si avvicinano all’insegnamento dopo aver acquisito i titoli, avranno pari dignità nell’accesso e nelle prove di concorso.
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