Torna sulla scena il Contratto a termine con i primi emendamenti al Decreto Sostegni bis che propongono di superare il Decreto Dignità del 2018 che introduce causali tassative stabilite per legge e non consente alcuno spazio di manovra – fatta eccezione per la stagionalità – alle parti sociali nell’individuare le ragioni che legittimano il ricorso ai contratti a tempo.
A proporre le modifiche alla Camera dei deputati sono Lega e PD, come ci spiega Il Sole 24 Ore in edicola oggi:
“La spinta arriva dalla Lega, che oggi alla Camera presenta un pacchetto di emendamenti al decreto Sostegni bis per chiedere maggiore flessibilità nell’utilizzo dello strumento: «Proponiamo di affidare le causali alla contrattazione collettiva, inclusa quella aziendale – spiega la sottosegretaria al Lavoro del Carroccio, Tiziana Nisini -. Chiediamo anche di eliminare il contributo addizionale dello 0,5% che scatta su ciascun rinnovo e di non conteggiare, nei limiti di durata massima del rapporto a tempo, il periodo di pandemia e le settimane di cassa integrazione. Vogliamo dare più respiro alle aziende e strumenti flessibili e tutelanti per i lavoratori, per supportare questo inizio di ripresa». Anche il Pd, con Antonio Viscomi della commissione lavoro della Camera, e ordinario di diritto del lavoro all’università di Catanzaro, è pronto a presentare un emendamento per affidare le causali alla contrattazione collettiva: «Fin dall’inizio della vicenda parlamentare del decreto Dignità – afferma il professor Viscomi – chiediamo di valorizzare ai fini regolatori l’autonomo dialogo tra le parti sociali»”.
Affidare alla contrattazione collettiva il compito di stabilire quali sono le causali di ricorso del contratto a termine consentirebbe di ritornare al punto di equilibrio che ha tenuto in piedi il sistema dal 1987 con la legge n. 56 e fino al 2018, quando il Decreto Dignità – fortemente voluto dal M5S – ha previsto che dopo il primo contratto a termine che le parti possono stipulare senza dover indicare una causale, è necessario per l’impresa assumere solo con le stringenti ragioni individuate dalla legge.
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