Com’era prevedibile è alta l’adesione delle lavoratrici e dei lavoratori del settore dei servizi ambientali allo sciopero di oggi, 30 giugno, per chiedere l’abrogazione immediata dell’articolo 177 del codice degli appalti, visto che mette a rischio migliaia di posti di lavoro nel comparto: registriamo una media nazionale del 70%”. È quanto dichiarano Fp-Cgil, Fit-Cisl e Uiltrasporti, spiegando che: “Torniamo a chiedere a Governo e Parlamento di intervenire con urgenza sull’articolo 177, le cui proroghe applicative scadranno a fine anno. Esso infatti obbliga le aziende concessionarie a esternalizzare l’80% di tutte le attività, anche nei casi in cui queste vengano svolte direttamente dal proprio personale, azzerando di fatto un servizio essenziale per le comunità locali. Come si può immaginare le conseguenze saranno sia economiche, obbligando le aziende a spezzettare rapidamente il servizio con gare al ribasso, sia sociali, anche in previsione della perdita dei posti di lavoro e del dumping contrattuale che ne deriverebbe”.
Proseguono le tre Federazioni: “Il Piano nazionale di ripresa e resilienza è incentrato sullo sviluppo sostenibile, di cui l’economia circolare è un pilastro. Ne consegue che è necessario che il settore implementi la sua capacità impiantistica e diventi sempre più industrializzato. Lo ricordiamo: come sindacati non siamo contrari al mercato, ma è doveroso che esso sia regolamentato in modo da favorire l’aggregazione aziendale e quindi impedire l’eccessiva frammentazione, al contrario di quanto impone l’articolo 177 impone. Alle promesse di chi assicura agli utenti un servizio sempre migliore seguano i fatti: è tempo di garantire alle lavoratrici e ai lavoratori, alle aziende dei servizi pubblici e a tutte le comunità locali, azioni incisive per lo sviluppo di un settore fondamentale e smettere di inseguire lo sciagurato progetto di ‘privatizzazione spezzatino’, senza nessuna regola e senza nessuna tutela per gli operatori del settore. Se non si vogliono capire questi punti dirimenti, la vertenza non potrà che proseguire”.
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Fonte: cisl.it