“Oggi si è svolto a Roma l’incontro tra la Direzione di DEMA-CAM-DAR e il coordinamento nazionale sindacale Fim-Fiom-Uilm.
L’AD ha esposto le linee guida di un piano industriale che nelle intenzioni dell’Azienda ha come arco temporale la fine del 2024, periodo entro, tenendo conto delle contrazioni dei volumi produttivi nel settore civile dell’aerospazio, ipotizza una riorganizzazione dei processi produttivi con l’obiettivo di mantenere le attuali attività produttive, nella speranza che il mercato si possa riprendere.
L’unica certezza per ora è che fino al 2024 l’azienda avrà necessità di utilizzare gli ammortizzatori sociali, che dovrebbero diminuire solo a partire dal 2023 insieme ad una ipotetica ripresa dei mercati e finché ci sarà disponibilità di ammortizzatori sociali l’azienda non procederà a dichiarazioni di esuberi.
Anche la società CAM, per la quale gli ammortizzatori stavano per finire, grazie alla proroga di cassa integrazione Covid presente nell’ultimo Decreto Sostegni, potrà continuare a fruire della Cassa integrazione fino al termine dell’anno in corso.
Dal punto di vista industriale e organizzativo l’Azienda ha prospettato un percorso di riorganizzazione dei processi insieme a un modello di maggiore connessione e controllo dei vari percorsi di assemblaggio, nella speranza di recuperare efficacia e efficienza che rimane distante dai livelli delle altre aziende della componentistica.
Gli investimenti evidenziati devono tuttavia essere verificati rispetto alle missioni dei vari siti e alle necessità che le produzioni attuali richiederebbero per fare il necessario salto di qualità.
L’azienda ha anche dichiarato di stare valutando la possibilità di inserimento in nuovi mercati (Spazio- Navale- Automotive) per sopperire agli attuali scarichi produttivi.
Come Fiom, pur condividendo la necessità di migliorare gli attuali processi industriali, riteniamo che il piano industriale vada verificato rispetto alla ripresa dei mercati ma soprattutto alla sostenibilità dello stesso da parte dell’azienda.
Un’azienda che ha difficoltà ad adempiere nei tempi prestabiliti al pagamento degli istituti previsti dal Ccnl metalmeccanico non lascia ben sperare rispetto alle quantità economiche necessarie per far fronte a un piano industriale ambizioso, per la realizzazione de quale molto dipenderà dai finanziamenti previsti dallo Stato, che l’Azienda avrebbe quantificato in circa 20 milioni di €.
Per questo motivo a valle degli incontri previsti nelle prossime settimane in Puglia e Campania, è indispensabile una riconvocazione del tavolo al MiSe alla ripresa delle attività dopo la chiusura estiva, luogo all’interno del quale si comprenderà il perimetro autorizzato, le somme erogate ma soprattutto i tempi di erogazione.
Nell’incontro inoltre abbiamo evidenziato come la necessità del miglioramento della qualità dei prodotti, sicuramente importante, non possa passare esclusivamente dalla disponibilità e volontà dei lavoratori, peraltro sempre messa in atto, ma da investimenti che vadano a migliorare le condizioni ambientali, da macchinari adeguati e da una organizzazione produttiva che attualmente non c’è.
Per fare un percorso così ambizioso è necessaria una pace sociale, che senza il coinvolgimento del sindacato a tutti i livelli non potrà avvenire. Su questo tema, al netto delle dichiarazioni formali dell’azienda, le distanze appaiono ancora molte ed è sicuramente un passaggio fondamentale che speriamo venga compreso dall’azienda.
Riteniamo infine che sia necessario a livello locale e indispensabile a livello nazionale, presso il MiSe, verificare l’avanzamento del piano industriale presentato oggi, riservandoci un giudizio in corso d’opera con le perplessità che abbiamo esposto ed evidenziato nella giornata odierna.”
Lo dichiara Claudio Gonzato, coordinatore nazionale del Gruppo per la Fiom-Cgil.
Ufficio stampa Fiom-Cgil nazionale
Roma, 2 luglio 2021
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Fonte: fiom-cgil.it