Da un’inchiesta del Corriere della Sera in edicola oggi emerge come la produzione nel settore manifatturiero, fatta eccezione per alcune filiere specifiche come quella dell’automobile, sia tornata a livelli pre-crisi. I segnali più evidenti, viene sottolineato, derivano da una rilevante flessione nell’utilizzo delle ore di cassa integrazione.
Ecco quanto si legge sulle colonne del quotidiano milanese:
“Intere filiere sono già tornate a livelli di utilizzo della cassa integrazione simili o inferiori a quelli che registravano prima della pandemia. Insomma vanno come o meglio che ha gennaio 2020. Fra questi si contano l’agricoltura, le costruzioni, la fabbricazione di macchine, di mobili, di articoli in gomma e plastica, di prodotti di metalli, oltre all’industria del tabacco e del legno e al noleggo di macchinari. Queste aree dell’economia italia danno lavoro a circa tre milioni di dipendenti. Per loro l’uso della cassa integrazione è esploso con il primo lockdown, al punto che a maggio 2020 in media ogni addetto ha passato metà del suo tempo a casa. Ma appunto il ritorno alla normalità oggi è pieno o quasi. Per l’industria dei macchinari, degli articoli in gomma plastica e per quelli in metallo il ricorso agli ammortizzatori è già più basso rispetto alla media degli ultimi dieci anni; in questi casi le richieste di prolungare il divieto di licenziamento non sembravano fondate sui fatti”.
Si tratta dunque di settori dove la produzione è ritornata ai livelli pre-Covid, e sono in questa fase dell’economia italiana di fatto trainanti, per per cui – sostiene il CorSera – non aveva senso continuare con il divieto di licenziamento stabilito per legge, la misura che per 16 mesi ha messo al riparo i lavoratori dal rischio espulsioni causate dalla crisi pandemica.
Per conoscere che tipo di misura è stata adottata dal Governo e le parti sociali per gestire la questione dei licenziamenti dal 1° luglio 2021 clicca qui.
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