Il caso Gkn, l’azienda di Campi Bisenzio (FI), che a distanza di pochi giorni dallo sblocco dei licenziamenti ha dato il via ad una massiccia operazione di espulsione di lavoratori, 422 per l’esattezza, riaccende il dibattito sulla norma che fino al 30 giugno ha consentito ai lavoratori di non esporsi alla conseguenze più dure della crisi.
E così, secondo quanto rivela il quotidiano Il Tempo in edicola oggi, nel Governo c’è chi, come il Partito Democratico, vorrebbe rimettere in discussione le nuove regole sullo sblocco, che prevede, ad esempio un impegno formale – firmato a livello sindacale nazionale e non certo a livello di ogni singola azienda – a privilegiare la cassa integrazione ordinaria o straordinaria che peraltro è gratuita per le imprese.
Ecco quanto si legge sul quotidiano romano a proposito della posizione del Segretario del PD Enrico Letta:
“Se questo è l’andazzo dobbiamo rivedere la norma del 30 giugno” ha detto Letta che ha aggiunto che “non è accettabile che ogni giorno succeda una cosa di questo genere”. Il piddino ha poi spiegato che “quello che trovo incredibile è che quando la proprietà è inafferrabile – riferendosi ai fondi di investimento – finisce sempre male”. A dare manforte alla tesi lettiana anche l’ex ministro Cesare Damiano secondo il quale “lo sblocco selettivo dei licenziamenti a fine giugno, lo ripetiamo, è stato un errore“. “La proposta del ministro Orlando ha continuano Damiano – di prolungarlo fino a fine agosto era più che ragionevole per due buoni motivi: il primo è che lo sblocco dei licenziamenti sarebbe avvenuto dopo il varo della riforma degli ammortizzatori sociali prevista a fine luglio, e non prima. Il secondo motivo, è che si trattava di una proposta che, accompagnata in parallelo dal prolungamento della Cassa integrazione Covid, era economicamente sostenibile. Stando ai calcoli del Centro Studi di Lavoro &Welfare, meno di un miliardo di euro per due mesi di cig, luglio e agosto”.
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