Prosegue il dibattito politico sul futuro dopo Quota 100 – sperimentazione triennale voluta nel 2019 dalla Lega che consente di andare in pensione a 62 anni con 38 anni di contributi – e ancora i partiti che appoggiano il Governo Draghi non hanno trovato una sintesi su una possibile alternativa per evitare il ritorno in toto alla legge Fornero. Intanto, però, i tecnici che lavorano alla prossima legge di Bilancio sembrano aver ricavato dei margini per estendere la platea dei beneficiari dell’Ape Sociale.
Dal dibattito delle ultime settimane sembra infatti che l’Ape Sociale sia la misura su cui intenda puntare il Governo in assenza di una riforma complessiva del sistema pensionistico (ipotesi ormai tramontata, per assenza di risorse e perchè i tempi sarebbero troppo stretti).
L’Ape Sociale è un assegno ponte (fino a 1.500 euro al mese) che consente ad alcune categorie ritenute usuranti di accedere alla pensione in tempi più rapidi rispetto a quelli previsti dalla norma generale. Nello specifico, chi ha compiuto 63 anni può anticipare l’uscita dal lavoro con un’indennità mensile che viene corrisposta fino all’età della pensione vera e propria.
I cronisti del Corriere della Sera hanno riportato i risultati del lavoro della Commissione sui lavori gravosi presieduta da Cesare Damiano, ex ministro del Lavoro. Ecco le ipotesi elaborate e proposte al governo:
“Rispetto alle 15 categorie previste finora (tra gli altri, operai edili, conciatori, macchinisti, educatori degli asili nido, facchini, addetti alle pulizie) la commissione ne ha individuate altre 27 con un indice combinato di malattie professionali e infortuni sopra la media. Si tratta spesso di «categorie gemelle» delle 15, dice Damiano, che impiegano in tutto «3-400mila lavoratori». Si va dai falegnami ai benzinai, dai tassisti ai saldatori, dai cassieri ai macellai, dai bidelli ai pasticceri. Spetterà al governo decidere quali di queste categorie includere, in funzione anche dei fondi da stanziare“.
La proposta della Commissione, inoltre, è quella di allungare l’Ape Sociale (in scadenza alla fine di quest’anno) di altri 5 anni e di migliorare il funzionamento di questa misura abbassando almeno per alcune categorie il requisito dei 36 anni di contributi almeno a 30.
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