Arrivano i dati dell’ANPAL sul numero dei beneficiari del Rdc che è stato indirizzato ai Servizi per il lavoro alla data del 30 settembre: si tratta di 1.109.287 beneficiari che sono hanno dovuto firmare il Patto per il Lavoro (PPL), su un complessivo dei beneficiari pari a 1.875.688. Dunque più della metà ha aderito al percorso finalizzato al reinserimento.
Con la stipula del Patto l’erogazione del beneficio è vincolata al rispetto di condizionalità come l’immediata disponibilità al lavoro, l’adesione a un percorso personalizzato di accompagnamento all’inserimento lavorativo e all’inclusione sociale che può prevedere attività di servizio alla comunità, la riqualificazione professionale o il completamento degli studi nonché altri impegni finalizzati, come detto, all’inserimento nel mercato del lavoro e all’inclusione sociale.
In assenza del rispetto di tali vincoli il ‘Reddito’ viene revocato o decade. In questa situazione di ‘rischio’ – come detto – oggi rientrano 1,1 milione di beneficiari, ma solo per i componenti maggiorenni del nucleo familiare non occupati e che non frequentano un regolare corso di studi.
Inoltre, anche a seguito della convocazione e primo contatto con i Centri per l’Impiego, i richiedenti possono essere esclusi o esonerati dalla sottoscrizione del Patto per il lavoro (PPL) qualora – secondo quanto indicato dall’articolo 4, comma 15 ter della Legge n. 26/2019 – presentino condizioni accertate dai CpI che danno luogo all’esonero o al reindirizzamento verso i Servizi competenti dei Comuni per il contrasto alla povertà.
Tra le condizioni che danno luogo all’esonero rientrano, a titolo esemplificativo:
- l’avere carichi di cura legati alla presenza di soggetti minori di tre anni di età;
- componenti del nucleo familiare con disabilità grave o non autosufficienti;
- la frequenza di corsi di formazione;
- l’occupazione a basso reddito.
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