Ieri il Ministro del Lavoro Andrea Orlando ha presentato il report del Comitato scientifico per la valutazione del «reddito di cittadinanza» redatto da un gruppo di esperti coordinato dalla sociologa Chiara Saraceno.
Il report contiene una serie di indicazioni alla politica, al Governo, su come può essere riformato il Rdc nell’ottica di una sua ottimizzazione. Indicazioni che saranno certamente, in parte, riprese nelle prossime settimane quando si accenderà il dibattito parlamentare sulla Manovra di fine anno che ha già mosso i primi passi verso una revisione del sussidio.
La novità approvata ieri dal Governo è infatti il taglio all’importo del ‘Reddito’ per coloro che si rifiutano di accettare una prima offerta di lavoro.
Su questa modifica arriva oggi il giudizio dell’esperta sociologa Saraceno che ha lavorato per il Ministero del Lavoro al report, che in una intervista all’edizione odierna del quotidiano il manifesto dichiara:
“Non è un taglio molto consistente, mi sembra di 5 euro al mese, per fortuna. Mi auguro che il décalage avvenga solo sulla quota di reddito di chi rifiuta l’offerta e non ai danni di tutta la famiglia. È più un segnale di incoraggiamento a non rifiutare l’offerta. Ma io non mi sarei spinta su queste punizioni”.
Dunque secondo la Saraceno questa modifica della Manovra al Rdc altro non è che una punizione. Inoltre, sottolinea la sociologa, va chiarito a chi va imputato il taglio di 5 euro al mese: se a tutto il nucleo familiare o solo a chi rifiuta il lavoro.
Un vero e proprio giudizio politico quello della Sociologa che in un altro passaggio dell’intervista sottolinea come non condivisibile la novità – anche questa approvata in Manovra – della revoca del sussidio nel caso in cui ci sia il rifiuto di una seconda offerta di lavoro a 250 chilometri dalla città di residenza o su tutto il territorio nazionale:
“Ma quale imprenditore di Trieste o Bolzano cercherebbe chi prende il reddito e abita a Messina? – sottolinea la Saraceno – Sono decisioni che rafforzano una narrazione negativa sui percettori del reddito senza in realtà toccare il problema: in Italia manca una domanda di lavoro adeguata alle caratteristiche di potenziali lavoratori molto fragili, con basse qualifiche, che non possono aspirare a redditi alti”.
Foto credit: Avvenire.it
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