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Assegno unico: stato dell’arte

Il 16 novembre è avvenuto un ulteriore incontro presso il Ministero delle pari opportunità e della famiglia, tra i sindacati e la Ministra Elena Bonetti, avente per oggetto “L’Assegno unico ed universale per i figli”, che fa seguito a quello del 18 ottobre 2021.
Secondo le informazioni fornite sarà presentato in Consiglio dei ministri nei prossimi giorni, uno “schema” di decreto attuativo della Legge Delega 46/2021 che andrà a disciplinare la nuova misura per poi renderlo disponibile ai due rami del Parlamento, con i conseguenti passaggi in Commissione, per l’esame del provvedimento.
L’introduzione dell’assegno unico, se ben fatta, potrebbe costituire una riforma molto importante per il necessario sostegno alle famiglie con figli. Come Cisl avevamo proposto l’introduzione di questa misura ed abbiamo svolto un lavoro assai approfondito sull’argomento negli ultimi quindici anni.
Più recentemente, a seguito dell’evoluzione del dibattito politico abbiamo elaborato una nostra ipotesi dettagliata ed articolata di schema di assegno unico, in collaborazione con alcuni docenti dell’Università di Modena e Reggio Emilia, che abbiamo presentato alla Ministra delle pari opportunità e della famiglia Elena Bonetti il 6 maggio ultimo scorso, in un webinar voluto e concluso dal Nostro Segretario Generale Luigi Sbarra, con politici ed esperti della materia, ricevendo generali apprezzamenti. La nostra proposta è entrata a pieno titolo nel dibattito insieme ad altre elaborate da soggetti ed istituzioni diverse, ma talvolta non rese ufficiali (Banca d’Italia, Ufficio parlamentare di Bilancio e Arel-Fondazione Gorrieri-Alleanza infanzia) e sappiamo che è stata presa in considerazione dall’Esecutivo.

In virtù del lavoro svolto, abbiamo chiesto a fine primavera l’apertura di un tavolo unitario presso il Ministero delle pari opportunità e della famiglia per poter discutere e dare un efficace contributo alla costruzione della nuova misura, fissando al contempo alcuni paletti (come indicato con nostra circolare del 23 settembre 2021) per fare in modo che la riforma non penalizzasse le lavoratrici, i lavoratori e le loro famiglie, che già oggi ricevono aiuti economici per i figli.
Ci siamo posti sempre con spirito costruttivo e propositivo, ma gli incontri al Ministero si sono rivelati deludenti sia per la loro cadenza, troppo lasca rispetto alle esigenze di una trattativa, sia per la loro consistenza. Anche quest’ultimo incontro, pur in un’atmosfera cordiale da entrambe le parti, non ha purtroppo costituito una reale eccezione.

La mancata partecipazione agli incontri del Ministero dell’economia e delle finanze, che pure era stata garantita, ha di fatto impedito che potesse esserci una interlocuzione tecnica sull’impatto delle diverse ipotesi della misura in cantiere. Nonostante le nostre continue richieste, non ci è stata consegnata alcuna bozza neanche indicativa del provvedimento, che siamo riusciti ad ottenere solo per via informale. Gli elementi che ci sono stati forniti, sono stati parziali e le rassicurazioni da noi richieste in relazione alla penalizzazione di alcune famiglie hanno seguito, piuttosto che anticipato, alcune nostre obiezioni basate sulle simulazioni che eravamo riusciti a costruire. Anche sulla possibilità di utilizzare specifiche risorse aggiuntive per il finanziamento della misura, le risposte sono state piuttosto opache.la Cisl

Abbiamo fatto presenti al Governo tre punti problematici emersi dalle simulazioni da noi effettuate sulla base degli elementi ottenuti per vie non ufficiali e per l’illustrazione della misura effettuata durante gli incontri. Simulazioni che quindi vanno prese con le dovute cautele perché contengono un sostanziale margine d’incertezza legato alle asimmetrie informative con le quali ci troviamo a confrontarci. ( (vai alla nota esplicativa)
Tre questioni dappresso riassunte:

1) La curva dell’assegno rispetto alla distribuzione ISEE sembra creare due zone di criticità causate da un livello troppo contenuto del beneficio (2.100€ annui) nella parte bassa della distribuzione e da un décalage troppo accentuato (da 15.000€ a 40.000€ di ISEE) per la parte medio-alta della distribuzione;
2) Non ci sono adeguate rassicurazioni sulla copertura dei “penalizzati” (che sono soprattutto lavoratori dipendenti);
3) Non c’è stata chiarezza sulla scelta di destinazione della quota contributiva impiegata oggi sugli ANF (CUAF).

Abbiamo condotto una serie di calcoli, sia su un modello di micro-simulazione, sia sulla base di figure tipo (famiglie di 1,2 o 3 figli di lavoratori dipendenti mono o bi-reddito con redditi medi e bassi) rispetto ai quali emergono le seguenti considerazioni.
La maggior parte delle famiglie interessate (6,3 su 7,6 milioni, ovvero oltre l’82%) dovrebbe andare a ricevere benefici dalla riforma anche piuttosto cospicui, in media pari a circa 1.500€ annui (125€ al mese), a dimostrazione dei vantaggi che generalmente una riforma di questo tipo potrebbe apportare alle famiglie con figli minori.
C’è tuttavia una platea minoritaria (oltre 1,3 milioni su 7,6 milioni, poco meno del 18%) che risulterebbe penalizzata dalla riforma, con perdite medie pari a 550€ annui (45€ al mese). Se restringessimo il campo solo a coloro che perdono oltre l’1% del loro reddito, le famiglie penalizzate si dimezzerebbero diventando circa 600mila (meno dell’8%); le perdite medie ovviamente al contrario aumenterebbero superando i 1.000€ annui (83€ al mese).
I tre quarti di queste famiglie sono composte da lavoratori dipendenti (circa 460mila) poiché sono solo questi che dispongono oggi di una prestazione aggiuntiva di sostegno ai figli (l’ANF), a differenza dei nuovi percettori della misura, ovvero i lavoratori autonomi ed i non occupati.
Ci sono state date rassicurazioni di massima dal Ministero riguardo al numero dei “penalizzati”, che dovrebbe essere leggermente inferiore rispetto a quanto da noi previsto, e all’importo delle perdite, che in media non dovrebbe raggiungere i livelli scaturiti dalle nostre simulazioni. I pochi dati che ci hanno fornito, comunque, non si discostano in misura così significativa da determinare un calo di attenzione nei confronti di queste famiglie.
Le famiglie “penalizzate”, secondo le nostre simulazioni, risultano distribuite lungo le diverse classi di ISEE, ma emergerebbero in particolare due zone più problematiche:
· Le famiglie con un ISEE piuttosto basso (tra 3.000€ e 8.000€ circa) generalmente monoreddituali, che presentano redditi contenuti con 1 o 2 figli o anche medi ma con almeno 3 figli, con un patrimonio non rilevante. In questa zona di criticità, che emerge anche dall’analisi sulle figure tipo, il ruolo degli ANF risulta assai importante.
· Le famiglie con un ISEE medio-alto (tra 35.000€ e 50.000€ circa) tra le quali vi sono sia famiglie mono che bireddito, dove il patrimonio avrebbe in vari casi un ruolo importante nel determinare maggiori perdite.
Nel primo caso si tratterebbe di famiglie generalmente monoreddito con redditi piuttosto bassi, o il cui ISEE viene sostanzialmente abbassato dall’ampia dimensione familiare e con patrimonio trascurabile, composte generalmente da lavoratori dipendenti; mentre nel secondo si tratta di famiglie sempre in larga prevalenza composte da lavoratori dipendenti ma dove la presenza del patrimonio può esercitare un ruolo rilevante nell’acuire le perdite. Sempre all’interno delle fasce d’ISEE sopra indicate nell’ambito delle famiglie “penalizzate” abbiamo inoltre rilevato tra le caratteristiche una maggiore presenza di persone disabili o non autosufficienti rispetto alla media. Si nota infine una crescita delle perdite nelle famiglie con figli maggiorenni tra i 18 ed i 21 anni, a causa dell’importo più contenuto dell’assegno previsto per questi ultimi.
Riteniamo centrale la necessità di proteggere queste famiglie e nell’incontro abbiamo ribadito che non vi debbano essere penalizzazioni a seguito della riforma. A nostro parere dunque, qualora non si volesse intervenire sul disegno della misura in una fase così avanzata della sua costruzione, occorrerà un maggior impiego di risorse per andare a finanziarla.
Il meccanismo perequativo adombrato (o clausola di salvaguardia), che dovrebbe maggiorare l’importo per evitare le perdite delle famiglie con ISEE entro 15.000€, è sufficiente a coprire la prima zona critica ma ad oggi, solo per il primo anno; poi è destinato a ridursi gradualmente nel biennio successivo ed infine a scomparire. A nostro avviso quindi la clausola di salvaguardia nella fascia prevista (ISEE inferiore a 15.000€) deve permanere per un tempo lungo e va rifinanziata qualora le risorse ad essa destinate dovessero essere limitate.
Per le famiglie non coperte dal meccanismo perequativo (ovvero con ISEE superiore a 15.000€), una valida alternativa potrebbe essere quella di ridurre il peso del patrimonio nell’ISEE dal 20% al 5% (solo per la prestazione in oggetto). L’operazione, che varrebbe per tutti i beneficiari della prestazione, avrebbe anche il vantaggio di contenere sensibilmente il rilevante disincentivo negli anni verso i risparmi delle famiglie determinato dalla presenza del patrimonio nell’indicatore di riferimento, nonché di limitare le distorsioni legate alla misurazione del medesimo. Ricordiamo a riguardo che la proposta CISL prevedeva non a caso di usare la sola componente reddituale dell’ISEE (ISR). Stimiamo che il costo complessivo di una riduzione del peso del patrimonio sarebbe inferiore al miliardo e le famiglie penalizzate si ridurrebbero del 40% circa.
Una mancata fiscalizzazione della componente CUAF che finanzia gli ANF, sempre secondo i nostri calcoli, lascerebbe in campo circa 2 miliardi ai quali si potrebbe aggiungere 1 miliardo derivante dall’attribuzione di un’aliquota equivalente sui redditi da lavoro autonomo. Complessivamente si tratta di 3 miliardi che potrebbero essere usati, come mostrato, anche solo in parte (ad es. con una fiscalizzazione incompleta del contributo per i datori di lavoro e la fissazione di un’aliquota più bassa di quella attuale sugli autonomi).
Abbiamo fatto notare inoltre che, sulla base di quanto sperimentato quest’anno con riguardo all’Assegno temporaneo per i figli, vi è stato un numero di richieste largamente inferiore alle attese, per cui si potrebbero determinare risparmi legati ad un analogo meccanismo anche per l’Assegno unico e universale. Conseguentemente abbiamo sostenuto che tali risparmi debbono essere reinvestiti nella stessa misura, anche proprio per finanziare nel tempo una clausola di salvaguardia o comunque un qualsiasi meccanismo volto a limitare le famiglie penalizzate.

Occorre infine considerare che, per valorizzare appieno l’uso dell’ISEE, bisognerebbe renderlo obbligatorio per tutti coloro che faranno domanda per il nuovo Assegno e non, come intenderebbe fare il Governo, richiedendolo solo a coloro che volessero ricevere un importo dell’assegno superiore a quello minimo. Richiederlo a tutti renderebbe possibile concedere la prestazione solo a coloro i quali intendessero dichiarare la loro effettiva situazione economica, disincentivando i disonesti e determinando eventuali risparmi legati alla mancata fruizione della prestazione da parte di questi ultimi.
Sarebbe infine raccomandabile che, almeno in una prima fase, l’importo dell’assegno unico e universale per i lavoratori dipendenti fosse mantenuto sulla busta paga.
Rispetto alle soluzioni da noi indicate alla Ministra per migliorare la prestazione abbiamo fatto presente che ci attendiamo appena possibile di poter proseguire un più efficace confronto con il Governo ed il Parlamento, anche dopo l’approvazione dello schema di decreto in Consiglio dei ministri.
A solo titolo indicativo, date le incertezze sulla misura sopra elencate, vi riportiamo in allegato alcuni calcoli effettuati sulle figure tipo con il prezioso ausilio del Caf Cisl Nazionale (All.1), corredati di una breve nota esplicativa (All.2), che vi invitiamo a prendere con la dovuta cautela, ma che riteniamo utile fornirvi per rendere conto del lavoro che stiamo svolgendo e delle nostre attenzioni in merito.

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Fonte: cisl.it

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